Roma, 9 feb. (askanews) – In Europa occorre dedicare risorse adeguate al rafforzamento della Cybersecurity, alla capacità cioè di proteggere l’integrità e l’operatività delle infrastrutture. A sottolinearlo è la commissione Attività produttive della Camera in una delle osservazioni che accompagna il giudizio positivo espresso sulla “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Strategia spaziale per l’Europa”.
Nel documento finale approvato, la decima commissione – che sul tema ha svolto anche alcune audizioni – rimarca l’importanza del settore spaziale che vede in Europa investimenti governativi per circa 10 mld di euro, un fatturato dell’industria valutato tra i 47 e i 54 mld, una quota di mercato del 21% a livello mondiale che le vale il secondo posto dopo l’industria statunitense con importanti ricadute sul mondo del lavoro (il settore spaziale europeo, compreso quello della produzione dei servizi, occupa oltre 230mila professionisti). Un contesto in cui l’Italia – con circa 250 aziende e un fatturato complessivo di circa 1,6 mld – si colloca in una posizione di tutto rilievo anche grazie al fatto che oggi è “una delle poche nazioni al mondo a disporre di una filiera di conoscenze e di prodotto pressoché completa”. Un interesse forte quello del nostro Paese (terzo contributore dell’Esa dopo Germania e Francia) per il settore spaziale, confermato anche dal finanziamento di 349 mln di euro per il Piano Stralcio Space Economy.
In questo contesto la strategia spaziale europea lanciata dalla Commissione lo scorso ottobre viene giudicata positivamente dalla commissione Attività produttive che formula alcune osservazioni. Sull’intenzione della Commissione di aumentare le disponibilità finanziarie, si segnala “l’esigenza di valutare tutte le opportunità che possono derivare da un più intenso utilizzo della BEI, la quale dispone di capacità e risorse non ancora interamente impiegate”. Quindi si sollecita una maggiore sinergia tra Commissione ed Esa “al fine di aumentare l’efficacia dei programmi e il contenimento dei costi”. Il “crescente ricorso a regole di procurement basate sul criterio del best value for money – si legge nella terza osservazione – appare per certi aspetti limitante e contraddicente la necessità di una corretta competizione che valorizzi le specializzazioni e le migliori esperienze maturate. Occorre, quindi, muoversi verso metodologie che valorizzino maggiormente gli aspetti tecnici e le competitività”.
Soffermandosi poi sul ruolo dell’Italia nel contesto europeo, la commissione scrive: “nell’ambito della cooperazione internazionale fra il Governo italiano, anche attraverso l’Agenzia spaziale italiana, con la Commissione ed Esa si continui ad operare con l’obiettivo comune di sostenere gli sviluppi della Strategia spaziale dell’Unione europea, avendo, però, particolare cura a livello nazionale di valutare complessivamente le iniziative preannunciate ed il loro svolgimento alla luce del ritorno per la nostra industria, della corrispondenza con i nostri interessi tecnico-scientifici e alla congruità con l’impegno finanziario sostenuto dal nostro Paese nell’ambito dell’Unione ed in specifico per il finanziamento dell’ESA”. Il governo viene poi invitato a operare con le controparti internazionali “affinché nella scelta dei programmi e dei progetti da finanziare in via prioritaria siano comprese le specializzazioni su cui l’Italia è particolarmente attenta ed attrezzata ed allo stesso tempo, si operi affinché nell’organigramma e, in particolare per quanto concerne le figure apicali dell’Esa, l’Italia abbia garantita una presenza corrispondente al suo impegno finanziario – cosa che al momento appare discutibile – così come siano valorizzate le infrastrutture di ricerca sul territorio nazionale”.
Infine, “relativamente all’obiettivo di rafforzare il grado di autonomia europea nell’accesso e nell’utilizzo dello spazio in un contesto sicuro e protetto, particolare attenzione dovrà essere dedicata alla capacità dell’Ue di proteggere l’integrità e l’operatività delle sue infrastrutture, dedicando risorse adeguate al rafforzamento della cybersecurity su cui in particolare gli Stati Uniti e Israele stanno conseguendo rilevantissimi progressi a tutto vantaggio dei rispettivi sistemi di ricerca e industrali”.