Roma, 17 gen. (askanews) – Nel settore spaziale l’Italia si sta muovendo nella direzione giusta. “Abbiamo avuto una grossa sensibilità della cabina di regia” di Palazzo Chigi “e del Mise nel piano stralcio per la Space Economy, accolto con grande interesse e apprezzamento dal mondo industriale, e che ci auguriamo vada a maturazione nel 2017”. Il lavoro svolto dalla cabina di regia ha rafforzato l’Italia “consentendo al nostro Paese di avere un ruolo forte nel determinare la politica europea”. E’ il giudizio unanime espresso dall’Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie ICT per lo Spazio (ASAS), dalla Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD) e dall’Associazione delle Imprese Per le Attività Spaziali (AIPAS), nel corso di un’audizione svolta oggi in commissione Attività produttive della Camera nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Strategia spaziale per l’Europa.
A illustrare le osservazioni condivise delle associazioni sul documento strategico europeo è stato Luigi Pasquali, amministratore delegato di Telespazio e responsabile per lo Spazio di Leonardo, in rappresentanza dell’Aiad. Pasquali ha ricordato i 4 pilastri su cui si fonda la strategia europea: massimizzare i benefici delle attività spaziali a vantaggio del’economia e dei cittadini; rafforzare competitività e innovatività del settore spaziale europeo; lo spazio come leva di sicurezza; rafforzare il ruolo Ue come attore globale. Punti condivisibili ma che necessitano di attenzione da parte dell’Ue.
Il primo punto rappresenta un approccio abbastanza nuovo, che guarda in modo specifico agli utilizzatori delle tecnologie spaziali, quindi alle applicazioni, al downstream. Lo spazio come risposta a esigenze concrete e specifiche, come può essere ad esempio il digital divide. O la gestione dei beni culturali, come ha ricordato il presidente di Asas Lorenzo D’Onghia, citando il progetto nato 2 anni fa dal ministero dei Beni culturali con Cnr, Asi, Ispra e Asas che ha portato all’elaborazione, grazie alle tecnologie spaziali, di una “Carta del rischio” che raccoglie l’elenco dei siti sedi di beni culturali affiancati dai rischi che possono correre. Un progetto che ha suscitato l’interesse dell’Europa.
Quanto ai ritorni industriali per l’Italia dagli investimenti nell’Agenzia spaziale europea, le associazioni si sono dette “soddisfatte”, sottolineando i risultati ottenuti dall’Agenzia spaziale italiana nell’ultima ministeriale Esa. “L’Italia – ha concluso Pasquali – è tra le poche nazioni ad avere una filiera completa nello spazio”. Con Thales Alenia Space Italia, Telespazio, Leonardo, Avio, il centro del Fucino, la società e-Geos e tante altre industrie, grandi e piccole. “Abbiamo competenza nella realizzazione dei sistemi spaziali(piattaforme, payload), dei satelliti, capacità di sviluppare infrastrutture di terra, oltre a dare un grande contributo all’Europa nell’accesso allo spazio con il Vega di Avio, con 8 lanci perfetti, e con la gestione che ne consegue. Abbiamo anche le competenze per mantenere in condizioni operative i sistemi e abbiamo capacità di sviluppare applicazioni, una ricchezza – ha concluso – che è il trend verso cui ci spinge la strategia europea”.