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Tcw:Corsa allo spazio, da affare di stato a opportunita' commerciale

Roma, 30 ago. (askanews) – Negli ultimi anni, i lanci di razzi commerciali di alto profilo di SpaceX e Blue Origin hanno attirato l’attenzione del pubblico e, con essa, l’interesse della comunità degli investitori. Poiché la prospettiva di un volo spaziale commerciale diventa reale, le opportunità di investire nello spazio sembrano vaste e allettanti. Questo il senso dell’analisi condotta da Cindy Paladines, Senior Vice President ESG, Nicholas Britz, Assistant Vice President ESG, e Weicheng Wang, ESG Research & Engagement Intern presso Tcw.

Al momento, spiega il report, le aziende che cresciute grazie ai programmi finanziati dal governo per la “corsa allo spazio” degli anni Cinquanta e Sessanta rimangono una pietra miliare del settore. I nomi storici del settore aerospaziale e della difesa rimangono fornitori essenziali di componenti e sistemi sofisticati, tra cui i controlli del vettore di spinta, i sistemi di attuazione e la microelettronica qualificata per lo spazio. Dopo decenni di collaborazione con i programmi di lancio nazionali, queste aziende hanno sfruttato le conoscenze istituzionali per creare soluzioni commerciali più piccole, flessibili ed efficienti dal punto di vista dei costi. Gli operatori affermati hanno componenti nella stragrande maggioranza sia dei veicoli di lancio che dei satelliti. Negli anni, i programmi di lancio dei razzi sono lentamente passati dall’essere di competenza di programmi nazionali basati su razzi non riutilizzabili, a usi più commerciali. Ciò è dovuto in parte a una strategia deliberata dal governo statunitense negli anni 2000, volta a sostenere attivamente l’emergere di un mercato privato dei lanci più competitivo. L’esplosione dell’innovazione che ne è derivata e la diffusione di razzi riutilizzabili hanno creato una piattaforma per la nascita di un gran numero di imprese commerciali nel settore dei satelliti, dell’elaborazione dei dati e dei servizi e tecnologie associati, che hanno potuto prosperare in un contesto di accesso allo spazio più economico.


Una parte molto visibile di questa innovazione è stata la democratizzazione del telerilevamento e della tecnologia di intelligence geospaziale, che sta offrendo vantaggi a diversi settori e industrie. I sensori collegati ai satelliti sono sempre più potenti e interagiscono con una nuova generazione di infrastrutture di archiviazione ed elaborazione dei dati, beneficiando della scala e della velocità fornite dalle rivoluzioni dell’IA e del cloud computing. Ad esempio, i progressi geospaziali hanno rivoluzionato l’agricoltura di precisione e dato nuova vita a un universo investibile già molto interessante. Sia gli operatori affermati sia i nuovi operatori stanno sviluppando strumenti per aumentare la resa delle colture a fronte della volatilità delle stagioni di crescita e di raccolta causata dai cambiamenti climatici.

Anche la transizione energetica può trarre vantaggio dall’architettura geospaziale e dall’analisi predittiva. Secondo il report Tcw, la stabilità della rete degli impianti rinnovabili esistenti può essere migliorata attraverso un preciso monitoraggio geospaziale dei modelli meteorologici e dell’utilizzo dell’energia, ottimizzando poi la gestione dei carichi rinnovabili rispetto a quelli non rinnovabili. L’innovazione sulle fonti rinnovabili continua a essere supportata dall’intelligenza geospaziale attraverso la ricerca e l’analisi di aree remote per il potenziale eolico e solare. Il telerilevamento offre un grande potenziale per valutare la sostenibilità e l’efficacia della produzione e delle catene di approvvigionamento delle materie prime e per trasformare i loro mercati aggiungendo informazioni al profilo di sostenibilità di ogni barile di petrolio, tonnellata di rame o bushel di mais scambiati sui mercati globali.


Un’altra opportunità è rappresentata dallo sfruttamento della tecnologia satellitare per connettere le persone: si stima che il 37% della popolazione mondiale, ovvero 2,9 miliardi di persone, non abbia mai utilizzato Internet. Nei mercati sviluppati, la connettività satellitare può potenzialmente migliorare le infrastrutture di comunicazione esistenti o interromperle del tutto; nei mercati emergenti, la crescita esplosiva che la connettività porta negli angoli più poveri del pianeta dovrebbe contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, compresi gli sforzi per affrontare la povertà, migliorare l’uguaglianza di genere e accelerare la crescita economica.

Oltre ai potenziali benefici del miglioramento della tecnologia spaziale, ci sono anche, ovviamente, dei rischi. La natura dell’esplorazione spaziale un tempo era cooperativa, basandosi su trattati stabiliti negli anni Sessanta; questi ormai sono superati e mal attrezzati per regolare il crescente numero di partecipanti all’industria spaziale di natura semi-governativa e/o puramente commerciale. Oggi, oltre 75 Paesi hanno satelliti in orbita.


Questa nuova “corsa allo spazio” e il relativo vuoto normativo hanno dato origine a nuove tensioni, con la conseguente possibilità di una militarizzazione sempre più palese dello spazio, che va da potenziali basi militari cislunari al rispolvero di concetti di armi dell’era della Guerra Fredda, storicamente limitati dai costi di lancio, come “Rods from God”, un sistema di armi che farebbe cadere pali di tungsteno da migliaia di chilometri nello spazio contro un bersaglio sulla Terra.

Una particolare esternalità del maggiore accesso è la rapida crescita della “spazzatura spaziale”: nel 2020 circa 6.000 satelliti giravano intorno alla Terra. Solo il 40% circa è attualmente operativo, mentre il resto è costituito da detriti spaziali. Si stima che entro il 2028 saranno in orbita 15.000 satelliti, il che suggerisce che la sfida della spazzatura spaziale in orbita continuerà ad aumentare e a porre problemi. Oltre ai governi, anche le aziende commerciali sono nella posizione ideale per contribuire a risolvere il problema.

I potenziali effetti collaterali della spazzatura spaziale in orbita possono essere significativi. Donald Kessler, scienziato della NASA, ha coniato il termine “effetto Kessler” per indicare l’idea che, una volta che i detriti spaziali superano una certa massa critica, la quantità totale di detriti spaziali aumenterà – poiché i detriti portano a collisioni, che danno origine ad altri detriti, in un ciclo negativo senza fine. Le agenzie spaziali, come l’Agenzia Spaziale Europea, stanno reclutando operatori commerciali per contribuire ad affrontare il fenomeno, dando vita a imprese specializzate che si concentrano sulla gestione della vita dei prodotti spaziali (lancio, tracciamento, de-orbiting e riutilizzo).

È probabile che i flussi di capitale nell’economia spaziale continuino ad aumentare. Come per molti settori emergenti, sarà importante garantire che i rischi di ribasso siano gestiti con attenzione per massimizzare il potenziale di rendimento a lungo termine.