Con la vittoria di Trump l’Europa “dovrà fare dei cambiamenti seri” – askanews.it

Con la vittoria di Trump l’Europa “dovrà fare dei cambiamenti seri”

  L’analista Luis Simòn: “Per l’Ue l’Ucraina sarà quasi un cigno nero”
Nov 6, 2024
Bruxelles, 6 nov. (askanews) – Quali saranno le conseguenze politico-strategiche per l’Europa della vittoria di Donald Trump? Il Vecchio continente deve temere un disimpegno dell’America dalla difesa del suo territorio, soprattutto rispetto alla Russia e all’Ucraina, e fino a che punto? Sono interrogativi cruciali dopo 80 anni di “pax americana” in Europa, che la vittoria del tycoon, che ha più volte mostrato simpatia se non deferenza verso Vladimir Putin e disprezzo per gli alleati europei, rendono drammaticamente attuali. Per Luis Simòn, direttore del Centre for Security, Diplomacy and Strategy di Bruxelles, la spinta verso una maggior cooperazione europea sulla Difesa aumenterà, ma potrebbe non essere sufficiente, perché gli ostacoli sono interni all’Ue, con diversità di veduta sostanziali e profonde su come organizzare una vera Difesa comune.

“L’Ucraina è, non voglio dire il cigno nero, ma è il punto su cui c’è più incertezza, e la posta in gioco è più alta. Quindi penso che questa sia la partita chiave e la domanda chiave per l’Europa, in effetti, è se gli europei possono farcela senza gli Stati Uniti. Personalmente sono scettico, perché finora non sono stati in grado di farcela con gli Stati Uniti, perché l’aiuto combinato che abbiamo fornito, gli europei e gli americani insieme, non è stato sufficiente a far sì che l’Ucraina reggesse, nel senso che abbiamo visto anche, in particolare di recente, un’avanzata russa”.

“Questo costringerà gli europei a dei cambiamenti seri. E credo che il dibattito a cui probabilmente si assisterà in Europa a questo punto sarà se le energie e gli sforzi europei saranno indirizzati a cercare di impedire a Trump di andare nella direzione di un accordo (per far finire la guerra, ndr), o piuttosto al tentativo di sostituirsi agli Stati Uniti, o ancora ad esercitare la massima influenza possibile sui contenuti di un eventuale accordo”.

Ma in che modo tutto questo potrebbe ripercuotersi sulla Nato e sulla Difesa del territorio europeo rispetto alla Russia? Simòn ritiene che in definitiva si passerà a uno schema di relazioni più parcellizzate, e meno collettive, e che gli europei stessi non hanno la capacità e forse nemmeno l’interesse a evitarlo:

“Penso che probabilmente assisteremo a un’impennata del bilateralismo in termini di cooperazione europea in materia di difesa. È così che a Trump piace operare. E poi siamo onesti: per molti europei, sì, la NATO è grande perché è un’organizzazione multilaterale, ma per molti europei l’elemento centrale della NATO è che fornisce un meccanismo di garanzia di difesa degli Stati Uniti, giusto? Quindi, ciò che apprezzano di più è il rapporto con gli Stati Uniti, e la NATO in questo senso è soprattutto un mezzo”.