Roma, 15 lug. (askanews) – “Dopo un biennio complicato, nel quale il settore ha dovuto subire l’abbattimento di oltre 15 milioni di capi in seguito all’accertamento di diverse centinaia di focolai di influenza aviaria in quelle che sono le maggiori regioni avicole del Paese, ovvero Veneto e Lombardia, l’avicoltura ha dimostrato una incredibile resilienza, tornando a essere uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare nazionale”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo oggi alla riunione al ministero dell’Agricoltura, presieduta dal sottosegretario Patrizio La Pietra, durante la quale è stata annunciata l’intenzione di voler formalmente istituire il Tavolo di filiera avicolo.
“Parliamo di un comparto che vanta numeri decisamente significativi a livello di indotto, con circa 64mila addetti e un fatturato che solo per le carni supera ampiamente i 5miliardi di euro, derivanti da una produzione di oltre 1,3 milioni di tonnellate; numeri che fanno dell’avicoltura, che a livello comunitario è seconda in termini di produzione solo a Polonia, Germania e Francia, uno dei pochi settori produttivi a raggiungere l’autosufficienza, in una situazione nella quale oltre il 100% delle carni avicole consumate proviene da allevamenti nazionali”, ha ricordato la Confederazione.
“Nonostante ciò, i problemi nel comparto non mancano, a partire dai rapporti tra gli allevatori avicoli e gli operatori di filiera, che nell’80% dei casi sono basati su contratti di soccida, condizione che ostacola notevolmente l’accesso diretto ai mercati da parte dei soccidari, lasciando il potere contrattuale quasi esclusivamente nelle mani dei soccidanti; per questo, tra le attività dell’istituendo Tavolo di filiera riteniamo debba trovare spazio un approfondimento sulla situazione dei contratti, finalizzato a individuare interventi per arginare tali squilibri, tutelando tutte le parti in gioco e la qualità del prodotto”, ha suggerito la Copagri.
“Altrettanto fondamentale sarà portare avanti tutta una serie di misure in materia di gestione coordinata degli eventi epidemiologici, allo scopo di evitare la propagazione dei contagi registrati negli allevamenti, e di prevenzione del rischio, attraverso una campagna vaccinale volontaria nelle zone considerate ad alto rischio e tramite un sostegno economico volto alla conversione della tipologia di allevamento”, ha evidenziato la Confederazione Produttori Agricoli, segnalando inoltre la necessità di continuare a lavorare sul versante della semplificazione burocratica e dell’accelerazione degli indennizzi, con particolare riferimento a quelli legati ai danni diretti per gli abbattimenti del 2023 e 2024 in Veneto.