Per studiare gli effetti della microgravità su cellule ovariche
Roma, 23 feb. (askanews) – L’esperimento Ovospace, condotto sulla Stazione spaziale internazionale da Samantha Cistoforetti durante la missione Minerva per studiare gli effetti della microgravità su cellule ovariche bovine, è rientrato di recente sulla Terra custodito nel MiniLab realizzato da ALI (Aerospace Laboratory for Innovative components) di Napoli. E proprio nei laboratori del Polo Tecnologico “Fabbrica dell’Innovazione” di Napoli, i tecnici della società spaziale ALI hanno aperto il piccolo laboratorio per dare il via allo studio dei risultati.
Il MiniLab – si legge sul sito dell’Agenzia spaziale italiana – è stato lanciato lo scorso 7 novembre dalla base spaziale Wallops in Virginia (USA) a bordo del razzo Antares nell’ambito della missione Minerva dell’astronauta Esa Samantha Cristoforetti. Al suo interno l’esperimento Ovospace, promosso nel quadro di un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’università La Sapienza di Roma e ideato dal team di del Dipartimento di Medicina Sperimentale.
Obiettivo dell’esperimento: studiare il comportamento delle cellule ovariche – essenziali per assicurare il controllo endocrino e la funzione riproduttiva – in condizioni di microgravità. L’interesse scientifico dell’esperimento è motivato dall’opportunità di approfondire genesi e sviluppo del processo riproduttivo in assenza di gravità, aspetto per il quale esiste scarsa letteratura e che le maggiori agenzie spaziali ritengono di interesse per le future prospettive dell’esplorazione umana dello spazio.
L’esperimento, di cui è stato confermato il pieno successo tecnologico e scientifico, rappresenta il primo importante passo nella comprensione del comportamento di queste cellule in ambiente spaziale e come questo influisca sulla loro corretta formazione. Aspetti importanti per lo sviluppo di terapie contro l’infertilità e per garantire salute e benessere di futuri equipaggi che parteciperanno a missioni di insediamento umano e di lunga permanenza nello spazio. L’Italia – si sottolinea – ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo di leader nel settore spaziale, producendo strumenti sofisticati in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio e supportare la ricerca scientifica di frontiera.
All’apertura del MiniLab erano presenti Francesco Punzo, Sara Rita Merola, Pasquale Pellegrino e Michele Cioffi di ALI; Valeria Fedeli e Noemi Monti del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma La Sapienza e Luca Parca dell’Agenzia Spaziale Italiana, coordinatrice e finanziatrice del progetto attraverso il Contratto ASI n. 2022-5-I.0 “Acquisto di Space Box per esperimenti di life science su ISS durante la missione Cristoforetti”.
“Il successo della missione – commenta Giovanni Squame, presidente della società spaziale ALI – rappresenta un riconoscimento all’impegno alla professionalità delle nostre maestranze e un fondamentale contributo alla ricerca spaziale che viene dal Sud del paese. ALI è fiera di questo risultato che premia un metodo di lavoro basato sulla stretta collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università”.
“La collaborazione bilaterale Asi-Nasa per l’utilizzo della stazione spaziale internazionale continua a produrre risultati di pregio non solo per il progresso della ricerca scientifica e per la crescita delle competenze tecnologiche nazionali, ma anche per il contributo offerto alla comunità spaziale internazionale, oggi protesa a colmare i gap di conoscenze necessarie per rendere possibile la presenza umana nello spazio profondo. – spiega Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana, che conclude – L’ottimo risultato di Ovospace conferma l’impegno e la competenza italiana presso i partner internazionali con cui l’Asi è impegnata a costruire il futuro dell’esplorazione umana dello spazio”.
Con il successo della missione Ovospace – commentano dall’ateneo – Sapienza si riconferma Università leader nel settore della ricerca biomedica e ingegneristica condotta in ambito spaziale. Un plauso va in particolare ai ricercatori afferenti al dipartimento di Medicina Sperimentale che hanno dato un contributo essenziale alla progettazione e alla realizzazione dell’esperimento, stabilendo una fruttuosa cooperazione con l’Asi e con la società ALI. Gli studi svolti nel contesto della biomedicina spaziale si collocano sulla frontiera della nuova medicina e si riveleranno fondamentali non solo per assicurare la salute degli astronauti, ma altresì per far progredire discipline emergenti come la systems biology e la medicina personalizzata.
Asi, missione Minerva: successo per l’esperimento Ovospace
Roma, 23 feb. (askanews) – L’esperimento Ovospace, condotto sulla Stazione spaziale internazionale da Samantha Cistoforetti durante la missione Minerva per studiare gli effetti della microgravità su cellule ovariche bovine, è rientrato di recente sulla Terra custodito nel MiniLab realizzato da ALI (Aerospace Laboratory for Innovative components) di Napoli. E proprio nei laboratori del Polo Tecnologico “Fabbrica dell’Innovazione” di Napoli, i tecnici della società spaziale ALI hanno aperto il piccolo laboratorio per dare il via allo studio dei risultati.
Il MiniLab – si legge sul sito dell’Agenzia spaziale italiana – è stato lanciato lo scorso 7 novembre dalla base spaziale Wallops in Virginia (USA) a bordo del razzo Antares nell’ambito della missione Minerva dell’astronauta Esa Samantha Cristoforetti. Al suo interno l’esperimento Ovospace, promosso nel quadro di un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’università La Sapienza di Roma e ideato dal team di del Dipartimento di Medicina Sperimentale.
Obiettivo dell’esperimento: studiare il comportamento delle cellule ovariche – essenziali per assicurare il controllo endocrino e la funzione riproduttiva – in condizioni di microgravità. L’interesse scientifico dell’esperimento è motivato dall’opportunità di approfondire genesi e sviluppo del processo riproduttivo in assenza di gravità, aspetto per il quale esiste scarsa letteratura e che le maggiori agenzie spaziali ritengono di interesse per le future prospettive dell’esplorazione umana dello spazio.
L’esperimento, di cui è stato confermato il pieno successo tecnologico e scientifico, rappresenta il primo importante passo nella comprensione del comportamento di queste cellule in ambiente spaziale e come questo influisca sulla loro corretta formazione. Aspetti importanti per lo sviluppo di terapie contro l’infertilità e per garantire salute e benessere di futuri equipaggi che parteciperanno a missioni di insediamento umano e di lunga permanenza nello spazio. L’Italia – si sottolinea – ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo di leader nel settore spaziale, producendo strumenti sofisticati in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio e supportare la ricerca scientifica di frontiera.
All’apertura del MiniLab erano presenti Francesco Punzo, Sara Rita Merola, Pasquale Pellegrino e Michele Cioffi di ALI; Valeria Fedeli e Noemi Monti del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma La Sapienza e Luca Parca dell’Agenzia Spaziale Italiana, coordinatrice e finanziatrice del progetto attraverso il Contratto ASI n. 2022-5-I.0 “Acquisto di Space Box per esperimenti di life science su ISS durante la missione Cristoforetti”.
“Il successo della missione – commenta Giovanni Squame, presidente della società spaziale ALI – rappresenta un riconoscimento all’impegno alla professionalità delle nostre maestranze e un fondamentale contributo alla ricerca spaziale che viene dal Sud del paese. ALI è fiera di questo risultato che premia un metodo di lavoro basato sulla stretta collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università”.
“La collaborazione bilaterale Asi-Nasa per l’utilizzo della stazione spaziale internazionale continua a produrre risultati di pregio non solo per il progresso della ricerca scientifica e per la crescita delle competenze tecnologiche nazionali, ma anche per il contributo offerto alla comunità spaziale internazionale, oggi protesa a colmare i gap di conoscenze necessarie per rendere possibile la presenza umana nello spazio profondo. – spiega Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana, che conclude – L’ottimo risultato di Ovospace conferma l’impegno e la competenza italiana presso i partner internazionali con cui l’Asi è impegnata a costruire il futuro dell’esplorazione umana dello spazio”.
Con il successo della missione Ovospace – commentano dall’ateneo – Sapienza si riconferma Università leader nel settore della ricerca biomedica e ingegneristica condotta in ambito spaziale. Un plauso va in particolare ai ricercatori afferenti al dipartimento di Medicina Sperimentale che hanno dato un contributo essenziale alla progettazione e alla realizzazione dell’esperimento, stabilendo una fruttuosa cooperazione con l’Asi e con la società ALI. Gli studi svolti nel contesto della biomedicina spaziale si collocano sulla frontiera della nuova medicina e si riveleranno fondamentali non solo per assicurare la salute degli astronauti, ma altresì per far progredire discipline emergenti come la systems biology e la medicina personalizzata.