Milano, 8 ott. (askanews) – La scienza oltre la guerra e gli schieramenti. Tra ritardi e intoppi il progetto internazionale di fusione nucleare che coinvolge UE e Russia andrà avanti nonostante le “difficoltà”.
Lo ha assicurato Pietro Barabaschi, direttore generale del Reattore sperimentale termonucleare internazionale (ITER), durante una visita in Russia. Trentacinque paesi stanno collaborando al progetto ITER, che mira a padroneggiare la produzione di energia dalla fusione dell’idrogeno, come avviene nel cuore del sole, una potenziale nuova fonte di energia priva di carbonio e non inquinante.
Concepita a metà degli anni ottanta, la macchina per la fusione, una volta completata, sarà essenzialmente un gigantesco contenitore ad alta tecnologia – chiamato tokamak – che conterrà idrogeno portato a temperature così elevate da essere ionizzato, formando un plasma anziché un gas. Potenti campi magnetici ed elettrici che fluiscono da e attraverso il tokamak avvolgeranno e riscalderanno la nube di plasma in modo che gli atomi al suo interno si scontrino e si fondano tra di loro, liberando immense quantità di energia.
“Non posso commentare ciò che potrebbe accadere in altre organizzazioni nel mondo – ha spiegato Barabaschi – Ma, per quanto riguarda ITER, vedrete che non c’è alcun impatto nel modo in cui eseguiamo il progetto. Siamo orgogliosi di poter dimostrare che ingegneri e scienziati possono ancora lavorare insieme.”
“Alla fine di quest’anno avremo completato la progettazione della macchina stessa – ha sottolineato Anatoly Krasilnikov, Direttore del centro progetti ITER – Mi riferisco alla camera a vuoto, al sistema elettromagnetico, alla parte centrale della macchina. L’anno prossimo inizieremo il progetto tecnico per questo, e non solo per il sistema di riscaldamento, per il sistema diagnostico, per il sistema di controllo.”