Roma, 28 giu. (askanews) – Cambio di passo per i pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) avanzato e mutazione KRAS p.G12C. Sotorasib, prima terapia target orale specifica per questa mutazione, ha ottenuto la rimborsabilità in Italia. L’Italia nel 2023 registra 44.000 nuove diagnosi di tumore del polmone, con una prevalenza maggiore negli uomini (30.000 casi) rispetto alle donne (14.000 casi). L’85% dei casi appartiene alla categoria dei tumori al polmone non a piccole cellule (NSCLC), una forma che, nel 60% dei casi, presenta mutazioni genetiche, tra cui quelle a carico di KRAS che risultano tra le più diffuse, con un’incidenza del 30%.
In particolare, la mutazione G12C pesa per quasi la metà di tutte le mutazioni a carico di KRAS, rappresentando il 12-13% dei casi totali nel NSCLC: in pratica un paziente ogni 8 presenta questa mutazione, con una stima complessiva che ogni anno conta circa 2600 persone. Complessivamente nel tumore al polmone, la sopravvivenza a 5 anni (attualmente del 16%) sta aumentando proprio grazie all’utilizzo in pratica clinica delle terapie target, che sono più efficaci e meglio tollerate rispetto alla sola chemioterapia: e proprio sotorasib rappresenta la prima terapia target orale per i pazienti con NSCLC avanzato e mutazione KRAS p.G12C che finora risultavano privi di un trattamento specifico.
La prof. Silvia Novello, Direttore Unità Oncologia Toracica, San Luigi di Orbassano (TO) Ordinario di Oncologia Medica, Università degli studi, Torino, spiega: “Con l’indicazione rimborsabilità di Sotorasib si apre un importante opportunità terapeutica per i pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato con mutazione di KRAS p.G12C, che siano già stati sottoposti a trattamento di prima linea. Questo grazie ai risultati dello studio CodeBreak 100 che ha dimostrato, proprio per questi pazienti, un vantaggio in termini di tempo alla progressione, sopravvivenza a un anno e anche in termini di tollerabilità rispetto al trattamento standard”.
Sotorasib infatti riduce del 34% il rischio di progressione della malattia e raddoppia il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 12 mesi; dati importanti in grado di dare una risposta ad una grande bisogno ancora non soddisfatto per i pazienti, finora trattati con la sola chemioterapia.