Roma, 26 giu. (askanews) – Hanno fatto scalpore alla fine di maggio le 600 opere d’arte trafugate finalmente tornate in Italia dagli Stati Uniti. Ma adesso tocca ai restauratori mettere mano al patrimonio ritrovato: opere di antiquariato, beni archivistici, numismatici e soprattutto archeologici del periodo che va dal IX secolo a.C. al II secolo d.C., oggetto di scavi clandestini nel centro-sud d’Italia e furti a danno di chiese, musei come i volumi sottratti alla biblioteca dei Girolamini di Napoli, o case private come per alcuni quadri.
Come spiega lo storico dell’arte Giuseppe Capparelli, “Abbiamo casi eclatanti come le opere trafugate dal Medagliere d’Italia a Parma o come questa scultura alle mie spalle che è un bronzo ellenistico”.
E i bronzi ellenistici pervenuti fino a noi sono davvero pochi. Queste centinaia di reperti e oggetti però hanno subito anche traversie e vari interventi nelle loro peregrinazioni, non restauri conservativi ma toppe per nascondere qualche magagna, spiega Stefano Ferrari, responsabile di laboratorio all’istituto Centrale del Restauro di Roma: “Sono interventi che noi definiamo mimetici, perché l’oggetto deve essere presentato nel miglior stato possibile per essere venduto al miglior prezzo”
Per molti pezzi quindi bisogna addirittura smontare i danni, come fa la restauratrice Francesca Angelo su questa statua: “Sembra piuttosto ridipinta con vernici non idonee. L’obbiettivo è comprendere i materiali costitutivi, poi effettueremo delle operazioni di pulitura anche nel quadro di un cantiere pedagogico con le nostre studentesse e questo ci permetterà di capire meglio la pertinenza dei vari pezzi e l’autenticità di alcuni di essi”.
I beni sono stati riportati in Italia grazie alle indagini condotte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale con diverse Procure della Repubblica nazionali, coadiuvate dal District Attorney’s Office di New York e dalle indagini del Dipartimento di Homeland Security degli Stati Uniti.