Roma, 31 mag. (askanews) – Crescita economica e conti pubblici; inflazione e tassi di interesse; mercato del lavoro e sfide demografiche; tecnologia, geopolitica e ruolo dell’Italia nel quadro europeo. E poi banche, innovazione, investimenti e soprattutto produttività. È stato un intervento ad ampio spettro quello che il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta ha pronunciato oggi davanti alla platea di banchieri, imprenditori, sindacalisti e autorità, nelle sue prime ‘Considerazioni finali’ da Governatore.
L’economia dell’Italia, ha detto, ‘è quella con la minore crescita del prodotto per abitante nell’ultimo quarto di secolo’, ma ‘non siamo condannati alla stagnazione’. Negli ultimi anni sono migliorate redditività e posizioni patrimoniali delle imprese e ‘guardando al futuro, l’economia italiana potrà conseguire ritmi di sviluppo sostenuti se saprà, da un lato, affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione e, dall’altro lato, imprimere una decisa accelerazione alla produttività’.
Quello della produttività è stato forse il tema trasversale più diffuso su tutti i capitoli chiave toccati da Panetta, nelle quasi 25 pagine delle suo discorso.
In Italia ‘la produttività del lavoro è rimasta ferma; solo nel 2023 – ha rilevato – gli investimenti sono tornati a superare il livello precedente la crisi finanziaria, mentre le ore lavorate totali non lo hanno ancora recuperato”. E l’evoluzione dei salari ha riflesso questo “ristagno della produttività. In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000”, mentre in economie paragonabili come Francia e Germania è salito.
Ci sono tuttavia anche elementi più positivi: ‘la nostra manifattura è oggi la più automatizzata tra le principali economie dell’area dell’euro. Dal 2019 le imprese industriali hanno raddoppiato, al 17 per cento, la quota degli investimenti in tecnologie digitali’. E secondo il governatore gli investimenti sono la chiave su cui fare leva, ma servono un contesto e un quadro di regole che incentivino le imprese e investire.
Altro capitolo rilevante è quello del nodo demografico. Panetta ha citato stime dell’Istat, secondo cui ‘da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170.000 persone all’anno’. Secondo il governatore ‘è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività – ha insistito anche qui – potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati’, ha detto.
Per accrescere l’occupazione il Governatore ha suggerito ‘misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza; una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro; l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato’. Decisi aumenti dell’occupazione ‘potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico’, inoltre ‘è possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat. Occorrerà gestirlo, in coordinamento con gli altri paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali”, ha detto.
Sul tutto, però, pesa sempre il ‘fardello’ dell’elevato debito pubblico, dal quale ‘potremo liberarci soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita’. Secondo Panetta questa zavorra “ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo’.
Il problema del debito “richiede un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività (ecco ancora una volta il tema chiave) e nel contempo a realizzare un graduale e costante miglioramento dei conti pubblici. Tale piano – ha proseguito il governatore – dovrà collocare il debito in rapporto al prodotto su una traiettoria stabilmente discendente’.
Bisogna riorientarne la composizione della spesa a favore dello sviluppo, eliminare le inefficienze e ‘un contributo – ha aggiunto – dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale’.
Legato al debito e ai costi del suo rifinanziamento ci sta il tema dei tassi e della politica monetaria della Bce. Giovedì prossimo tornerà a riunirsi il Consiglio direttivo, dal quale è atteso un primo taglio al costo del danaro.
Secondo Panetta la stretta sui tassi tra 2022 e 2023 ‘è stata necessaria’, ora però ‘dobbiamo evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva, spingendo l’inflazione al di sotto dell’obiettivo’ del 2%. E ‘per i prossimi mesi, se i dati risulteranno coerenti con le attuali previsioni, e quelli visti finora lo sono (Panetta ha puntualizzato che la risalita dell’inflazione al 2,6% a maggio nell’area euro è in linea con le attese) si profila un allentamento delle condizioni monetarie’.
Questo ‘non interromperà l’azione volta a ripristinare la stabilità dei prezzi – ha chiarito -. L’orientamento monetario rimarrebbe infatti restrittivo anche con più tagli dei tassi ufficiali’. Ma ‘bisognerà considerare che un’azione tempestiva e graduale permetterà di contenere la volatilità macroeconomica rispetto a un’azione tardiva e precipitosa’.
Un elemento su cui però ha rimarcato l’attenzione è che la manovra di riduzione dei portafogli di titoli di Bce e Eurosistema, che determinerà un deciso calo della liquidità in circolazione non deve interferire con l’orientamento della linea monetaria. E che è ‘essenziale che la liquidità rimanga abbondante, così da garantire un fermo controllo dei tassi di mercato a breve termine’.
Panetta ha affrontato sotto vari aspetti il capitolo Unione europea, dalla congiuntura economica (con una crescita ‘modesta’ da cui arrivano segnali positivi), alla riforma del Patto di stabilità (non si avvicina a una Unione di bilanci, non semplifica granché ma ha elementi innovativi che fanno sperare in un maggiore equilibrio), a quella dell’Unione dei mercati dei capitali da perseguire. Qui ha messo in rilievo che la mancanza di ‘un titolo pubblico europeo privo di rischio’: è il primo dei due problemi chiave per progredire verso un unico europeo.
Il secondo ostacolo è l’incompletezza dell’Unione bancaria. ‘L’introduzione di un titolo europeo privo di rischio e il completamento dell’Unione bancaria sono le precondizioni per creare un mercato unico dei capitali, ma non sono le sole questioni rilevanti. Non va dimenticata l’importanza di definire un Testo unico della finanza europeo, di rafforzare l’attività di supervisione centralizzata e di omogeneizzare i meccanismi di gestione delle crisi di impresa’.
Altro tema toccato, inevitabilmente, quello delle banche. Qui la valutazione continua a risultare più positiva che in anni passati. Il 2023 ‘è stato molto favorevole per le banche italiane’, la redditività complessiva è aumentata, i livelli patrimoniali sono saliti, le banche significative ‘mostrano valori di redditività e patrimonio superiori alla media europea’, il quadro è migliorato anche per le banche meno significative.
Questa solida condizione in cui si trovano oggi gli intermediari ‘rappresenta un punto di forza per l’intera economia italiana’. Ma ‘non dobbiamo abbassare la guardia, ha detto il governatore. ‘Non possiamo farci cogliere impreparati da tensioni che potrebbero emergere in futuro’.
E guardando al quadro macroeconomico, Panetta ha indicato due tipi di rischi. ‘Il primo è la qualità del credito. Il mercato immobiliare italiano non fornisce segnali preoccupanti analoghi a quelli che stanno emergendo per gli immobili commerciali in altri paesi’. Il secondo aspetto riguarda la liquidità. ‘Il rimborso delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine sta avvenendo in maniera ordinata. Ma rimane prioritaria un’attenta gestione del passivo – ha avvertito – nella consapevolezza che la liquidità aggregata continuerà a ridursi, spingendo al rialzo il costo della raccolta’.
Nelle sue conclusioni, il governatore di Bankitalia ha innanzitutto avvertito che in Italia lo sviluppo del capitale umano ‘ha un ruolo decisivo. Il ritardo rispetto a molti paesi avanzati nelle competenze lavorative di giovani e adulti si riflette in un’occupazione sbilanciata verso le professioni meno qualificate. Competenze e conoscenze, da nutrire e rivitalizzare lungo tutto l’arco della vita, sono il cardine non solo del progresso economico, ma anche e soprattutto di quello civile’.
Ma la partita più decisiva è quella ‘sul fronte della tecnologia, per noi come per il resto d’Europa – ha proseguito -. Servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori’.
‘L’agenda è chiara, e può essere realizzata. E va realizzata per tornare a crescere e per contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo. Non riesco a credere che un Paese con la nostra storia, le nostre risorse, le nostre potenzialità, che insieme agli altri Stati membri ha saputo creare una comunità che ha garantito sviluppo, benessere e convivenza pacifica a milioni di europei, non possa oggi superare difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, su cui tutti concordiamo. L’Italia ha concorso a fondare l’Unione europea: ora può e deve concorrere al suo progresso. È con la forza di questa prospettiva – ha concluso il governatore – che dobbiamo guardare con fiducia al futuro’. (fonte immagine: Banca d’Italia).