Roma, 18 mag. (askanews) – Il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso punta a raggiungere entro questo mese un’intesa con Stellantis per l’aumento della produzione delgi stabilimenti del gruppo a 1 milione di veicoli annui.
“Noi sin dall’inizio della legislatura – ha detto Urso intervenendo al Festival della Politica a Fregene, alle porte di Roma – abbiamo riattivato il tavolo sull’automotive, comprensivo di tutto il settore, e poi d’intesa con Tavares (ceo di Stellantis, ndr) abbiamo insediato un tavolo Stellantis specifico con l’obiettivo di concordare con tutte le forze sindacali e con le regioni su cui insistono gli stabilimenti di Stellantis, e con l’Anfia, l’associazione di settore che rappresenta questo straordinario indotto automobilistico italiano, che è un orgoglio del made in Italy e che ci è invidiato dalle altre nazioni europee, gli strumenti che anche il governo dovrebbe mettere in campo per consentire all’azienda di raggiungere un obiettivo più ambizioso, quello di un milione di veicoli, tra auto e veicoli commerciali prodotti nel nostro Paese”.
“Penso – ha affermato Urso – che entro il mese di maggio dovremo riuscire a raggiungere questa intesa, tra l’altro credo che il 28 di maggio abbiamo convocato gli ultimi due tavoli di questa fase che analizza stabilimento per stabilimento come puo’ crescere la produzione, i modelli più innovativi, la formazione dei lavoratori e le relazioni con l’indotto. Perchè non si tratta solo di realizzare un milione di veicoli, si tratta di realizzare modelli innovativi, di investire in ricerca e innovazione, in formazione professionale, in efficientamento energetico e anche in un piano di programmazione che possa consentire alla nostra filiera dell’indotto di reggere la sfida. Penso che tutto questo possa, anzi debba definirsi entro maggio, e su questo stiamo lavorando in maniera serrata. Nel contempo, ma l’ho detto con assoluta trasparenza, stiamo lavorando perchè si insedino anche altre case automobilistiche. Quando qualcuno mi dice: ma come veicoli cinesi. Ma è meglio produrli in Italia con le regole italiane ed europee, con l’indotto della nostra componentistica, piuttosto che importarle e venderle nelle reti nazionali”.