Roma, 24 apr. (askanews) – Sul corpo di Giulio Regeni sono state riscontrate “quasi tutte le torture descritte nella stessa letteratura scentifica egiziana”. Lo ha detto il medico legale Vittorio Fineschi, consulente della Procura di Roma, nel corso del suo esame davanti ai giudici del tribunale della Capitale nell’ambito del processo a carico di quattro agenti dei servizi di sicurezza egiziani imputati di aver sequestrato, torturato ed ucciso il giovane ricercatore universitario di origine friulana trovato senza vita sulla strada tra il Cairo ed Alssandria d’Egitto il 3 febbraio del 2016.
Non appena inizia l’esame di Fineschi i genitori di Giulio, la mamma Paola Deffendi e il papà Claudio Regeni, hanno deciso di uscire dall’aula. Non guarderanno nemmeno le foto dell’esame autoptico per cui la stessa Procura ha chiesto di tenere udienza a porte chiuse. La mamma, con in mano un fiore giallo, simbolo della campagna per la verità, è stata accompagnata fuori.
“Abbiamo trovato segni di pugni, calci, uso di mazze, bruciature ed anche la cosiddetta ‘falanga’ la bastonatura dei piedi”, ha detto Fineschi, che ha eseguito la autopsia insieme con il tossicologo Marcello Chiarotti. Il docente dell’università La Sapienza ha poi spiegato: “L’Egitto negli anni ha pubblicato due lavori scientifici sulla tortura. Uno di questi studi riguarda 140 casi di torture con l’elenco delle modalità di torture poste in essere su viventi: persone prima arrestate e poi torturate nelle stazioni di polizia o carcere con pugni, calci, mazze, trascinamento del corpo, bruciature, ammanettamento di polsi e caviglie, l’utilizzo di un pettine chiodato passato sulla testa e sul volto”.
Una altra ricerca, “uno studio retrospettivo su 367 casi di torture avvenuti nel 2009-2010 in Egitto in cui vengono riportate moltissime modalità di tortura”, e “riscontrate anche sul corpo di Giulio Regeni come le bastonate sui piedi fino alla frattura di tutte le ossa”. Il professor Fineschi, rispondendo al procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha poi spiegato: “La verbalizzazione degli accertamenti compiuti in Egitto durante l’autopsia è sotto lo standard minimo. Gli egiziani hanno attribuito la morte a un ematoma che ha compresso il cervello così tanto da portarlo alla morte. Una causa non compatibile con quello che abbiamo trovato riscontrato noi”. In Egitto, insomma, “sono stati compiuti approfondimenti incompleti e poco approfonditi”.