Euro digitale, Cipollone: in gioco anche business pagamenti banche – askanews.it

Euro digitale, Cipollone: in gioco anche business pagamenti banche

Senza, a rischio visibilità sul merito di credito dei clienti
Apr 17, 2024
Roma, 17 apr. (askanews) – L’euro digitale è cruciale per superare la dipendenza dell’Unione europea rispetto a piattaforme di pagamenti internazionali esterne, che rende l’Europa “vulnerabile”, ad esempio in uno scenario di impossibilità di effettuare operazioni “anche solo per 1 o 2 giorni”. L’euro digitale inoltre “stimolerebbe ulteriormente l’integrazione nel mercato unico”. I consumatori lo potrebbero utilizzare presso i punti vendita e i commercianti dovrebbero corrispondere una commissione che i legislatori assicureranno risulti “non superiore ai mezzi di pagamento di oggi”. Ci saranno anche dei costi per gli operatori, ma bisogna anche considerare quello che accadrebbe senza: con l’avanzare della digitalizzazione le banche perderebbero quote di attività sui pagamenti a favore di altri operatori e soprattutto perderebbero capacità di verificare direttamente il merito di credito dei loro clienti.

Sono alcuni degli argomenti chiave a cui ha fatto ricorso Piero Cipollone, l’esponente del Comitato esecutivo della Bce che ha la delega su euro digitale e sistemi di pagamento, durante il suo intervento, seguito da una discussione, in collegamento con il direttorio dell’Abi.

“Ci saranno dei costi da parte degli operatori, ovviamente. Noi siamo pienamente consapevoli di questo e quindi quello che stiamo cercando di fare è utilizzare al massimo le strutture esistenti in modo per minimizzare l’impatto, in modo che le ‘economie’ tengano. Bisogna tenere conto di un fatto ovviamente, nella misura in cui l’euro digitale in parte sostituirà l’uso del contante va considerato anche la riduzione dei costi per la gestione dei contanti, che non sono marginali per le banche. L’altro elemento importante da considerare – ha affermato – è lo scenario controfattuale: dobbiamo anche ragionare su quello che succederebbe in assenza di un euro digitale”.

“Quello che succederebbe – secondo Cipollone – è un allargamento sempre più importante di altri operatori, non necessariamente di schemi internazionali, ci stanno altri attori che stanno entrando nel sistema dei pagamenti e la caratteristica di questi operatori è che sottraggono il business dei pagamenti dalle banche con delle conseguenze non banali. Per me la più importante è il fatto che gli operatori bancari non vedrebbero più le transazioni dei propri clienti, con tutte le conseguenze che questo comporta prima di tutto il fatto di non avere informazioni sui pagamenti, quindi sulla possibilità di valutare con attenzione il merito dei credito dei clienti”.

Quindi “è giusto fare le considerazioni breve termine sui costi. Tuttavia sono dei costi one-off, recuperabili nel lungo periodo e poi bisogna tenere conto degli effetti e un po’ più degli equilibri economici generali e soprattutto di quale sarebbe lo scenario controfattuale. Credo che questo sia il modo più razionale e pragmatico per affrontare questo problema”.

I rischi di perdita di “sovranità Ue” è uno degli elementi su cui la Bce ha fatto leva fin dall’inizio sul progetto dell’euro digitale. L’ipotesi di creare valute digitali delle rispettive banche centrali viene esplorata in diverse giurisdizioni nel mondo, ma anche guardata con sospetto e diffidenza, per le possibili implicazioni sul controllo delle attività dei cittadini. La Bce sta procedendo piuttosto speditamente su questi preparativi, mentre oltre Atlantico la Federal Reserve appare più cauta sull’ipotesi di un dollaro digitale.

Sui rischi per la stabilità: “l’instabilità finanziaria non nasce con l’euro digitale e non finirà con l’euro digitale, abbiamo visto quello che è successo l’anno scorso negli Stati Uniti. Certamente – ha proseguito Cipollone – la possibilità di intervento della tecnologia e la rapidità di spostare fondi istantaneamente pone dei problemi, a prescindere dall’euro digitale i problemi di stabilità finanziari esistevano e continueranno a esistere”. Sui limiti di detenzione dell’euro digitale, nel caso delle banche Usa “abbiamo visto che sono i depositi corporate quelli che scappano via immediatamente dalle banche. In questo caso per l’euro digitale i corporate non hanno diritto a detenere: gli holding limits sono zero, mettiamo così”. Mentre i depositi dei risparmiatori tendono a essere meno volatili.

Resta da definire la possibilità, prevista dalla legislazione attuale, anche per motivi di concorrenza, sui conti “normali”, di poter avere più conti in euro digitale pur con un limite sul totale detenibile. “Consideriamo al contempo le implicazioni tecnologiche e la difficoltà di gestire gli holding limits quando uno ha più conti aperti, la cosa si può fare, abbiamo presentato da poco uno studio analitico che spiega tutta la complessità della questione”, ha detto l’esponente della Bce.

Più in generale, il progetto avrà successo solo “se la gente percepisce che è uno strumento di pagamento unico, dappertutto in Europa. Solo con questo riusciremo a raggiungere gli obiettivi di cui ho parlato”. E questo riguarda anche le App (i programmi per dispositivi mobili) deputate al suo utilizzo: “è importante che le persone abbiano un concetto, la percezione di pagare un euro digitale come si paga con le banconote. Se le app cominceranno a essere diverse, ‘customizzate’, le persone non avranno la sensazione di pagare con un euro digitale. Questo avrebbe un impatto e non permetterebbe quella esperienza di uso comune che è essenziale per il successo dell’euro digitale”.