Lampedusa, 9 ott. (askanews) – Migranti, oltre i muri le nuove frontiere dell’accoglienza. E’ il titolo del Convegno che l’Isola di Lampedusa ha ospitato, a 10 anni dalla visita di papa Francesco (10 luglio 2013) e da una delle più grandi tragedie del Mediterraneo (3 ottobre 2013) promosso da Famiglia Cristiana, insieme con il Comune di Lampedusa e Linosa e l’associazione Don Zilli.
Una giornata che ha voluto essere non solo di riflessione ma dibattito aperto, senza barriere, in ascolto della testimonianza
di chi vive direttamente l’esperienza dell’accoglienza, come la suora salesiana Maria Ausilia Consiglio e Vito Fiorino, che con
la sua barca da pesca Gamar quella tragica notte di dieci anni fa rispose per primo alla chiamata disperata dei naufraghi. Un
dibattito che mette al centro anche la narrazione informativa del fenomeno migratorio.
Don Stefano Stimamiglio, Direttore di Famiglia Cristiana:
“Abbiamo voluto andare oltre, oltre Milano dove noi lavoriamo, oltre il continente. Per venire qui dove le persone sbarcano,
muoiono, dove le persone soffrono e tanti migranti arrivano. Perchè andare oltre ci toglie le barriere e soprattutto le
difese”.
Andare oltre significa anche aver avuto la possibilità di entrare nell’hotspot di Lampedusa, ed incontrare gli sguardi degli oltre
500 tra uomini e donne presenti in quel momento, così come vivere la realtà di un costante flusso di arrivi al Molo Favaloro,
grazie all’incessante opera delle forze dell’ordine, della Guardia Costiera e della Croce Rossa. Una routine, alla quale
però non ci si abitua e non ci si deve mai abituare, come ha ricordato il sindaco Filippo Mannino.
In immagini a ricordarlo c’è lo strazio di una stanzetta al camposanto dove bare di migranti, due bambini, uno nato e morto
sullo stesso barchino che lo trasportava, attendono da settimane il trasporto in Sicilia per la sepoltura. Una è addirittura
aperta, e l’aria condizionata non funziona. Si può dibattere sulle risposte al fenomeno migratoriio complessivo ma almeno
questa situazione può e deve trovare immediata soluzione.
Tornando al convegno, che ha visto intervenire lato media, Luciano Regolo, Condirettore di Famiglia Cristiana, Maria
Latella, Giornalista e conduttrice di Sky, Marco Romano, Direttore del Giornale di Sicilia, François Vayne, Direttore del
Servizio Comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e Paolo Lambruschi, Inviato di Avvenire,
Spunti importanti sono arrivati dall’intervento del Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo emerito di Agrigento:
“Abbiamo riflettuto insieme e lo abbiamo fatto guardando avanti, per costruire un futuro diverso. Le migrazioni ci interessano, ci
fanno male, sono dei fratelli che perdono la vita, che ci appartengono. Oggi ne abbiamo parlato in maniera tale da sentirci
coinvolti dalla loro storia. Un coinvolgimento che deve diventare operosità”.
Operosità che vede in prima linea il terzo settore. Daniela Pompei, Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio:
“Bisogna raccontare le storie, anche belle, dell’accoglienza, perchè nascono anche qui a Lampedusa da coloro che soccorono, ma
anche dagli abitanti che accolgono. Poi l’accoglienza è qualcosa che ridona l’anima. Ed è necessario allora raccontare le storie
di sofferenze da dove arrivano i migranti. E questo può cambiare il cuore e le politiche. Lo hanno dimostrato i corridoi umanitari
che non si sono fermati di fronte a un decreto che io definirei il decreto dell’impossibile”.