Firenze, al via biomonitoraggio dell’aria all’interno del Duomo – askanews.it

Firenze, al via biomonitoraggio dell’aria all’interno del Duomo

Particolato atmosferico analizzato tramite i licheni
Set 15, 2023

Firenze, 15 set. (askanews) – Per la prima volta sarà biomonitorata l’aria all’interno del Duomo di Firenze grazie a un progetto dell’Opera di Santa Maria del Fiore con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Siena e l’Accademia Nazionale dei Lincei.

Le analisi sul particolato atmosferico bioaccumulato dai licheni permetteranno di determinare qualitativamente e quantitativamente con metodi chimici e magnetici, l’eventuale presenza di metalli inquinanti all’interno della Cattedrale di Firenze, discernendone le sorgenti emissive. I dati ricavati dall’analisi microbiologica daranno informazioni utili per individuare specie potenzialmente dannose per il patrimonio artistico e per la salute umana.

Il biomonitoraggio del particolato atmosferico – che al di sotto dei 10 µm ha effetti dannosi per la salute dell’uomo e insieme ad agenti biologici aerodispersi agisce sulle superfici lapidee ed affrescate, accelerandone il deterioramento – verrà effettuato utilizzando dei licheni (lichen bags) posizionati in vari punti della Cattedrale, della Cupola del Brunelleschi e in Santa Reparata, per la durata di circa tre mesi.

Per la parte microbiologica, i microrganismi saranno raccolti dall’Università di Firenze, negli stessi luoghi dove sono posizionati i licheni, direttamente su piastre con terreni nutritivi per funghi e batteri, ai fini della loro coltivazione, e su filtri microbiologici (diametro 0.2 µm) ai fini dell’estrazione del DNA totale per l’analisi metagenomica.

“Stiamo lavorando costantemente con atenei e altri istituti – spiega Luca Bagnoli, presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore- su ricerche e sperimentazioni finalizzate alla conoscenza e alla conservazione del nostro patrimonio. Questa ricerca, in particolare, potrà costituire un indispensabile complemento alle attività di monitoraggio e manutenzione che costantemente portiamo avanti facendo attenzione alle più moderne tecnologie e alle più recenti scoperte”.

“L’impiego dei licheni ha una lunga tradizione nel biomonitoraggio ed è legato alla loro efficacia nella ritenzione di componenti aerodisperse” spiega Aldo Winkler, fisico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “In ambito dei Beni Culturali – continua Winkler – abbiamo utilizzato questo metodo multidisciplinare, ad oggi, presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, nelle logge affrescate da Raffaello della Villa Farnesina e sul colle Palatino del Parco Archeologico del Colosseo a Roma, e nei Musei di Storia Nazionale e delle Belle arti di Buenos Aires, con lo scopo di controllare, con metodi non invasivi e biologici, la diffusione delle polveri inquinanti all’interno dei beni culturali inseriti in contesti fortemente antropizzati”.