Milano, 13 set. (askanews) – Una mostra con opere di grandi dimensioni, ma che mantiene una forte componente di intimità e di delicatezza, una sensazione di cose lievi e sottili. Pirelli HangarBicocca a Milano ha inaugurato “Reincarnations of Shadows”, prima personale in Italia dell’artista vietnamita Thao Nguyen Phan, con la curatela di Lucia Asperi e Fiammetta Griccioli. Un’esposizione che racconta in modo onirico la storia del Vietnam in relazione ai cambiamenti ambientali e sociali contemporanei e che utilizza diversi media espressivi, nel solco della lezione di Joan Jonas, che è stata mentore dell’artista a Chicago. “Sono stata molto influenzata dalla sua pratica, che unisce il disegno, la performance e le immagini in movimento – ha detto Thao ad askanews – e qui nella mostra potete vedere che c’è un combinazione fluida di dipinti, film e opere di installazione, perché ho scelto di lavorare con diversi media”.
Le opere occupano lo spazio dello Shed in maniera al tempo stesso forte e delicata, le sculture dialogano con i video e i dipinti con naturalezza, l’intero spazio espositivo sembra in un certo senso rigenerarsi di continuo. E se nella prima parte della mostra si trova una sorta di antologica di opere precedenti, nella seconda trovano spazio nuovi lavori, realizzati per Pirelli HangarBicocca, come la bellissima e toccante installazione video inedita prodotta con la Fondazione In Between Art Film che dà il titolo all’intera esposizione.
“È una combinazione di diverse sculture – ha aggiunto Thao Nguyen Phan – di un’artista che mi ha ispirata molto, Dieng Phung Ti. Era un’artista vietnamita che è emigrata in Francia negli anni quaranta e che ha vissuto lì per altri 40 anni prima di poter tornare in Vietnam all’inizio degli anni Novanta. Quindi l’opera è un omaggio a questa figura, ma in qualche modo vuole anche dare una forma ai concetti di reincarnazione e ombre. In Asia percepiamo le ombre in modo molto intimo, come qualcosa che rivela la bellezza. Le reincarnazioni invece hanno a che fare con il mio vissuto di ragazza cresciuta in una famiglia buddista vietnamita, ma qui nella mostra i film vogliono dare la sensazione di non essere mai finiti, e cercano sempre di trasformarsi e prendere una nuova vita”. Una vita che, con le sue possibilità e le sue infinite sfumature, sembra essere l’oggetto principale dell’esposizione, una fonte di ispirazione effimera e irripetibile, che le opere provano a restituirci da una prospettiva inedita e molteplice.