Roma, 14 giu. (askanews) – Export in decisa ripresa per l’ortofrutta italiano nel primo trimestre 2023. In un quadro che vede i volumi segnare un +6,5% ed i valori in crescita del 10,7% rispetto allo stesso periodo del 2022, spiccano le performance in valore di ortaggi e legumi (+20,8%) e agrumi (+15,6%). Bene anche la frutta fresca (+4%, mentre per la frutta secca non ci sono segnali incoraggianti. Sono i dati resi noti da Fruitimprese.
Il saldo positivo della bilancia commerciale (354,4 milioni di euro) è circa il doppio di quello del 2022 e quasi si azzera il divario tra le quantità esportate e quelle importate che calano visibilmente (-3,9%), in declino anche il valore importato (-1,8%).
L’export dei nostri prodotti principali segna numeri sostanzialmente costanti per le mele (+1,56% in valore), i kiwi vedono aumentare le quantità (+15,81%) ma non nella stessa misura i valori (+2,1%), esattamente in controtendenza le arance che segnano un ottimo +13,69% in valore a fronte di quantità esportate quasi identiche a quelle del 2022.
Capitolo a parte per le pere, con segni molto positivi (+101,88% in quantità, +61,52% in valore), ma a confronto con un’annata disastrosa come quella del 2021. I numeri del primo trimestre 2023 ricalcano quasi esattamente quelli del 2020, mentre sono molto peggiori di quelli del 2021 quando esportavamo 35.000 tons per un valore di 47 milioni di euro.
Molto bene le esportazioni di limoni (+18,4% in volume, + 20,71% in valore), come quelle dei mandarini e delle clementine (+7,35% le quantità, +17,79% i valori) a conferma di un primo trimestre sugli scudi per i nostri agrumi che segnano anche un calo significativo delle quantità importate (-12,6%).
Segnali non incoraggianti, invece, dal comparto frutta secca che aumenta i volumi (+10,8%) ma vede ridurre i valori in esportazione (-14,2%), calano visibilmente anche le importazioni (-19,3% in volume, -16,5% in valore), segnali di un mercato che in Europa si sta contraendo a causa dell’inflazione e delle difficoltà economiche delle famiglie che tagliano le spese ritenute, a torto, meno necessarie, viste le comprovate qualità benefiche di questi prodotti.
Indicazioni simili dall’import della frutta tropicale che cala vistosamente in volume (-10,1%) ma mantiene alti i valori (+2,2%) seguendo un trend avviato lo scorso anno che risente molto dell’impennata dei costi e dell’inflazione.
Le banane confermano il trend generale della frutta tropicale con volumi in calo e valori in leggera crescita, senza scossoni l’import di ananas.