Fed in pausa, Bce verso nuovo rialzo tassi nonostante recessione – askanews.it

Fed in pausa, Bce verso nuovo rialzo tassi nonostante recessione

Mercoledì annunci della banca centrale Usa, giovedì tocca all’eurozona
Giu 12, 2023

Roma, 12 giu. (askanews) – Le due maggiori banche centrali occidentali tornano in primo piano. Da domani inizia il direttorio della Federal Reserve americana, il Fomc che si concluderà mercoledì alle 20 italiane con le decisioni di politica monetaria, le nuove previsioni economiche e la conferenza stampa del presidente Jerome Powell.

La Federal Reserve sembra ormai alla fine della sua fase rialzista sui tassi di interesse, che ha portato sopra il 5% e ora potrebbe concedersi una pausa.

Più complicata la situazione della Banca centrale europea. Il consiglio direttivo inizierà le discussioni mercoledì sera e giovedì mattina si svolgerà riunione operativa. Alle 14 e 15 comunicherà le sue decisioni sui tassi di interesse sulla politica monetaria, anche in questo caso accompagnate dalle nuove previsioni economiche. Mezz’ora dopo la presidente Christine Lagarde terrà una conferenza stampa esplicativa.

Dalla Bce è atteso un nuovo aumento dei tassi da 25 punti base, che porterebbe il riferimento sulle principali operazioni di rifinanziamento al 4% e che rischia di non essere l’ultimo. Il problema, per l’istituzione dell’eurozona, è che la revisione della scorsa settimana dei dati sul Pil ha creato un ulteriore elemento di pressione: l’area euro è caduta in recessione tecnica, dopo due trimestri consecutivi di contrazione, in entrambi casi del dello 0,1%.

Intanto una molteplicità di indicatori hanno segnalato calmieramenti delle pressioni sui prezzi. Quindi, con l’economia in recessione, l’inflazione in netto rallentamento, l’istituzione si troverebbe a stringere ulteriormente i freni, inasprendo ancora le condizioni di finanziamento a carico delle banche e, di riflesso, su imprese e famiglie.

Una linea che ora sarà più faticoso giustificare. La Bce tende a concentrarsi sulla dinamica dell’inflazione di fondo, l’indice depurato da energia, alimentari e altre voci volatili, che solitamente si muove in ritardo rispetto alla dinamica generale, e che ancora si attesta su valori ritenuti troppo elevati, superiori al 5%.

Nell’istituzione permangono fondamentalmente due tesi. La prima, quella dei “falchi”, che finora ha prevalso, sostiene che al momento il rischio di fare troppo poco in termini di rialzo dei tassi è più pericoloso di quello opposto, ovvero quello di fare troppo.

L’altra tesi, delle “colombe”, per quel che possono effettivamente valere queste suddivisioni grossolane, ritiene invece che ormai a questi livelli i due rischi vadano considerati alla pari, e che quindi serva un approccio più cauto sulle prossime mosse. Con l’aggravamento sancito dalla revisione dei dati sul Pil questa visione potrebbe guadagnare argomentazioni.

Va sempre tenuto conto che oltre all’aumento dei tassi di interesse la Bce parallelamente sta effettuando anche una energica riduzione della mole del suo bilancio e conseguentemente dei fondi e delle liquidità disponibili nell’economia, sia riducendo progressivamente gli stock di titoli accumulati, sia mediante il venir meno dei maxi prestiti ultra agevolati concessi alle banche negli anni di crisi.

In questo ambito, giovedì la Bce dovrebbe formalizzare la decisione, su cui ha esplicitamente annunciato di essersi orientata, di azzerare da luglio i rinnovi di titoli (prevalentemente pubblici) accumulati in portafoglio. Accelerando così il ritmo di questo inasprimento quantitativo “passivo” (perché non vende attivamente bond dai suoi stock, ma appunto non li rinnova quando scadono).

Un elemento cruciale degli esiti del direttorio, a parte il rialzo dei tassi da 25 punti base che appare abbastanza scontato, riguarderà la terminologia che l’istituzione utilizzerà per le sue mosse future in particolare se dovesse cementare l’attesa di un ulteriore aumento da 25 punti base oppure se dovesse aprire a un atteggiamento di maggiore cautela.

Così come del resto mercoledì un aspetto chiave sulla Fed sarà quello delle previsioni di inflazione. Perché saranno l’elemento chiave per capire se dopo l’attesa pausa di questo mese la banca centrale Usa potrebbe fare ulteriori mosse al rialzo, oppure se si stabilizzerà a lungo al valore attuale (i Fed funds sono al 5-5,25%).