Bankitalia: “Impatto Svb e Credit Suisse in Italia contenuto” – askanews.it

Bankitalia: “Impatto Svb e Credit Suisse in Italia contenuto”

Patrimonializzazione banche sopra media Ue, rischio tassi monitorato
Apr 7, 2023

Roma, 7 apr. (askanews) – In Italia l’impatto delle tensioni seguite ai dissesti della Silicon Valley Bank negli Usa, e del credit Suisse Svizzera “è stato in linea con quello del resto delle banche europee, e nel complesso contenuto”. Lo rileva la Banca d’Italia, in un riquadro di analisi nel Bollettino economico riportando come “dopo aver subito una flessione di circa il 15 per cento nei giorni successivi al fallimento di Svb, nelle settimane seguenti le quotazioni azionarie sono risalite dell’8 per cento e alla fine di marzo risultavano in crescita del 17 per cento rispetto ai valori di inizio anno”.

“Il rapporto tra il valore di mercato e quello contabile (price-to-book ratio) delle maggiori banche italiane quotate si collocava alla stessa data al 70 per cento (dal 75 di inizio marzo), mentre le aspettative degli analisti sul rendimento a un anno del capitale e delle riserve (return on equity, Roe) rimanevano sostanzialmente invariate – dice ancora Bankitalia – intorno al 9 per cento”.

Il differenziale di rendimento tra le obbligazioni delle banche italiane e i tassi privi di rischio si è allargato in misura analoga alla media dell’area dell’euro, prosegue l’analisi.

L’istituzione di Via nazionale sottolinea inoltre come “in Italia, come nel resto dell’area, tutte le banche, indipendentemente dalla loro dimensione, sono assoggettate sia al rispetto di requisiti prudenziali (anzitutto di capitale e di liquidità) in linea con quelli previsti dagli accordi di Basilea, sia a un regime di supervisione rigoroso e basato sulle migliori prassi internazionali”.

“Negli ultimi anni il rafforzamento dei bilanci degli intermediari italiani (conseguito anche sotto la spinta dell’ampia revisione regolamentare successiva allo scoppio della crisi finanziaria globale e di quella dei debiti sovrani dell’area dell’euro) è stato significativo. Alla fine dello scorso anno il livello medio di patrimonializzazione, valutato con riferimento al capitale di migliore qualità, era più elevato della media delle maggiori banche europee e oltre il doppio di quello osservato poco prima della crisi finanziaria globale”, si legge.

Nel frattempo “l’incidenza dei prestiti deteriorati sul totale dei finanziamenti (non-performing loans ratio, Npl ratio) era scesa su livelli contenuti e in linea con la media europea”.

E in particolare “l’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario è oggetto di costante monitoraggio da parte della supervisione. Degli approfondimenti condotti, anche alla luce dei mutati orientamenti di politica monetaria, si è già tenuto conto lo scorso anno nella definizione del requisito di capitale aggiuntivo di secondo pilastro per le banche direttamente vigilate dalla Banca d’Italia (less significant institutions, Lsi). Le minusvalenze del portafoglio di titoli di debito valutati al costo ammortizzato (che non determinano un effetto diretto sulla redditività o sul patrimonio) emergerebbero solo nel caso in cui le banche si trovassero nella necessità di vendere i titoli prima della scadenza. Questa eventualità – sottolinea Bankitali – è tuttavia poco probabile, anche per il fatto che i presidi di liquidità risultano adeguati in un orizzonte sia di breve periodo (anche in condizioni di stress) sia di medio termine”.

Alla fine dello scorso anno il liquidity coverage ratio (Lcr) e il net stable funding ratio (Nsfr) erano in media rispettivamente pari a circa il 190 e il 130 per cento, “molto al di sopra dei minimi regolamentari (in entrambi i casi pari al 100 per cento) e superiore ai valori medi delle maggiori banche europee; nessun intermediario evidenziava un valore inferiore alla soglia minima. Inoltre più della metà dell’ammontare complessivo dei depositi bancari detenuti dalla clientela era protetto dai sistemi di garanzia nazionali”.

Ad ogni modo, dato il contesto di elevata incertezza, “le autorità di vigilanza europee e nazionali continuano a seguire da vicino l’evoluzione della situazione degli intermediari”, conclude l’analisi.