Roma, 5 apr. (askanews) – L’infanzia, la passione per il cinema, gli incontri con Pasolini, Fellini, Scorsese: nel suo libro “Immaginare prima” Dante Ferretti ha raccontato la sua vita tra ricordi e aneddoti. E a Villa Medici a Roma lo scenografo premio Oscar per “The Aviator”, “Sweeney Todd” e “Hugo Cabret”, ha presentato la sua autobiografia con Gianluca Farinelli, di fronte ad un pubblico di amici e invitati appassionati di cinema.
Maestra di cerimonie, naturalmente, la moglie Francesca Lo Schiavo, scenografa e costumista da Oscar.
I ricordi partono dal bombardamento da parte degli inglesi della sua casa di Macerata, al quale sopravvisse per puro caso. Fu la mamma a ritrovarlo, sotto ad un mobile. “Hanno alzato questo sportello e io ho detto: ciak!”.
Tra i suoi ricordi le scenografie realizzate sin da giovanissimo per Pasolini, con cui ha realizzato nove film, da “Il Vangelo secondo Matteo” a “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e che gli ha lasciato una grande lezione. “Qualsiasi cosa dicesse io capivo, ci siamo sempre dati del lei.
Lui mi ha insegnato tutto, per quello che mi ha insegnato, che io penso che lui mi abbia insegnato, e quello che io ancora faccio: io faccio sempre dei grandi errori, perché gli errori, quando tu fai gli sbagli, diventa tutto vero”, ha raccontato.
Per Fellini era “Dantino”. Per il Maestro ha realizzato scenografie indimenticabili di film come “La città delle donne” e “La nave va”.
“Dentro al teatro 5 c’era tutta la nave che si muoveva, col mare di plastica sopra che rimuoveva e lui che diceva: ‘Perfetto, mi piace, bene così, che si muove tutto quanto. Adesso però dobbiamo fare una cosa. A me mi mettete una torretta fuori perché io soffro il mare”, ha ricordato.
Quando Terry Gilliam lo chiamò per “Le avventure del Barone di Munchausen”, si aprirono le porte del grande successo internazionale, e arrivò la prima candidatura all’Oscar. E da lì, da “L’età dell’innocenza” a “Silence”, Dante Ferretti è diventato il creatore dell’universo visivo di nove capolavori di Martin Scorsese.
Servizio di Flavia Capitani
Montaggio Carlo Molinari