Milano, 4 apr. (askanews) – Trent’anni dopo la nascita a Verona del Movimento Turismo del Vino, il 3 aprile è stata presentata a Vinitaly, alla presenza della ministra del Turismo Daniela Santanchè, il 19esimo Osservatorio sul turismo del vino di Nomisma Wine Monitor, la più grande indagine mai realizzata sul turismo del vino in Italia: 265 cantine e 145 Comuni di distretti enologici che fotografano un turismo che accelera, con l’aumento nel numero e nelle tipologie delle esperienze offerte. A celebrare l’anniversario della nascita della prima associazione sull’enoturismo sono intervenute Città del Vino, Donne del Vino, La Puglia in Più, mostrando insieme con il Movimento gli spettacolari dati di crescita di questo comparto.
“Le eccellenze italiane, come il vino, sono un forte traino per il turismo: un settore che può dare grandi possibilità occupazionali ai nostri giovani” ha affermato Santanchè, aggiungendo che “anche per questo dobbiamo investire nella loro formazione e per questo in legge di bilancio abbiamo istituito un fondo di 21 milioni di euro”. “Lavorare nel comparto turistico richiede sacrificio e questo va ricompensato: per questo stiamo pensando con il ministro Calderone come sostenere le aziende” ha proseguito la ministra, ricordando che “l’enoturismo cresce perché è legato a un’esperienza, vuol dire poter camminare nei vigneti: per vedere la vendemmia arriveranno 10 milioni di visitatori”. “Ma c’è ancora tanto da fare – ha sottolineato – a partire da una cartellonistica appropriata, poi potenziare il digitale e destagionalizzare il turismo per stabilizzare anche i lavoratori. La promozione – ha concluso – è ancora troppo frammentata, deve essere organizzata: dobbiamo avere la capacità di fare rete”.
“L’introduzione nel 2017 di una normativa agile ma puntuale – ha spiegato il docente ed esperto di Enoturismo, Dario Stefàno – ha messo le ali agli investimenti nelle cantine turistiche italiane che, negli ultimi 10 anni, hanno raddoppiato e in certi casi triplicato l’offerta di esperienze prevedendo intrattenimento, pasti, pernottamenti, serate a tema, esperienze legate al vino, allo sport e alla cultura”.
Donatella Cinelli Colombini, che 30 anni fa creò Cantine aperte e il Movimento Turismo del Vino, si è unita alla presidente delle Donne del Vino, Daniela Mastroberardino, per evidenziare il ruolo femminile. Infatti, benché le cantine turistiche italiane siano dirette soprattutto da uomini (55%), il management della wine hospitality è soprattutto femminile (73%). La wine hospitality delle Donne del Vino si differenzia per una maggiore diversificazione dell’offerta: non solo vino, ma anche attività legate al benessere, alla ristorazione (28%) e ai corsi di cucina (40%), alla ricettività (36%), allo sport (piscine 15%) e all’organizzazione di visite a luoghi limitrofi o di collegamento a eventi culturali (50%). “Una proposta di turismo pensata come un’esperienza culturale attiva e coinvolgente” spiegano Cinelli Colombini e Mastroberardino, sottolineando che “ora dobbiamo puntare a formare addetti sempre più competenti e preparati all’accoglienza: un visitatore soddisfatto diventa un autorevole ‘brand ambassador’ di territorio e prodotto”.
La tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia è quella piccola e familiare (39%) che appare particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%) che hanno le percentuali più alte in Veneto e in Piemonte. Le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale e sono particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia. Piemonte, Toscana, Friuli e Sicilia si caratterizzano per imprese del vino con particolari bellezze paesaggistiche e naturalistiche (11%) mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine ben organizzate per l”incoming’.
L’indagine evidenzia poi due elementi critici: il 44% delle cantine sono lontane dai circuiti turistici o enoturistici, problema particolarmente evidente in Friuli Venezia Giulia, Umbria e Campania. Inoltre, la metà delle cantine chiude al pubblico nel fine settimana e nei giorni festivi. Chiusura che riguarda anche molti uffici turistici, costituendo un serio problema rispetto ai flussi dei visitatori che sono invece concentrati nei giorni di festa.
Per i 145 sindaci intervistati, essere Città del Vino significa promuovere e valorizzare il vino e la sua cultura (per il 76%); essere all’interno di una rete, di un progetto condiviso per poter creare strategie di marketing turistico (65%), e avere una capacità di raccontare e di creare occasioni di promozione del territorio, dei suoi prodotti e delle sue aziende (48%).