MAST Photography Grant, cinque fotografi sul nostro presente – askanews.it

MAST Photography Grant, cinque fotografi sul nostro presente

Milano, 26 gen. (askanews) – Cinque giovani talenti della fotografia internazionale sono stati selezionati come finalisti della settima edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work e tra loro Hicham Gardaf, marocchino classe 1989 che vive a Londra, e’ stato proclamato vincitore con un progetto su Tangeri e l’elogio della lentezza. Nel museo MAST a Bologna, per l’occasione, sono stati esposti i lavori di tutti i finalisti del 2023, insieme a quelle dei 24 delle edizioni precedenti del premio, con la curatela di Urs Stahel. Oltre a Gardaf, i nomi selezionati per il 2023 tra 53 candidati per il concorso dedicato alla fotografia sul mondo dell’industria e il lavoro sono stati: Farah Al Qasimi, Lebohang Kganye, Maria Mavropoulou e Salvatore Vitale. Tutti e cinque i finalisti hanno presentato opere capaci di toccare temi contemporanei e di farlo attraverso una visione della fotografia in costante dialogo con le suggestioni e le pratiche dell’arte in generale. Documentando cosi’ tanto i rapidi – e talvolta drammatici – cambiamenti del mondo del lavoro, ma anche la continua mobilita’ del medium fotografico e le sue svariate possibili manifestazioni. Hicham Gardaf ha raccontato proprio Tangeri, suo luogo natale, e il contrasto tra le anime e i ritmi della citta’. Con un approccio apparentemente piu’ tradizionale si e’ dedicato alle persone, ai mestieri e al senso di umanita’ del luogo, nell’ambito della sua ricerca sul paesaggio contemporaneo. Lebohang Kganye, sudafricana di Johannesburg classe 1990, a cui e’ andata una menzione d’onore della giuria, ha raccontato visivamente la storie delle guardiane dei fari, attraverso la creazione di piccoli teatri fatti di figure, luci e ombre. Opere estremamente suggestive ed emozionanti, che restano ancorate alla fotografia, ma, al tempo stesso, si spingono decisamente oltre. Farah Al Qasimi, nata a Dubai nel 1991, ha presentato un progetto sulla grande comunita’ araba di Dearborn, nel Michigan, citta’ natale di Henry Ford e sede storica della Ford Motor Company. Nelle sue immagini, forti e vive, si sente la tensione tra le tracce di quella industrializzazione estrema e l’umanita’ delle persone. E anche se in modi meno drammatici rispetto ad altre periferie del mondo, anche qui emerge il peso della storia. Maria Mavropoulou, di Atene, nata nel 1989, ha lavorato sul tema dell’intelligenza artificiale, usata per convertire testi in immagini, e ha creato fotografie periodiche, magnifiche e angoscianti, legate al tema della divinita’ creatrice. Immagini che rendono alla perfezione il senso di soffocamento tecnologico che viviamo ogni giorno e che e’ uno dei grandi temi della societa’ contemporanea. Il palermitano trapiantato in Svizzera Salvatore Vitale, classe 1986, ha presentato invece una serie di lavori sul tema della gig economy, i lavori temporanei e a chiamata, in relazione all’attivita’ mineraria nella regione sudafricana di Gauteng. Interessante anche la scelta allestitiva, con una vera e propria installazione.
Gen 26, 2023

Vince il marocchino Hicham Gardaf con un progetto su Tangeri
Milano, 26 gen. (askanews) – Cinque giovani talenti della fotografia internazionale sono stati selezionati come finalisti della settima edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work e tra loro Hicham Gardaf, marocchino classe 1989 che vive a Londra, e’ stato proclamato vincitore con un progetto su Tangeri e l’elogio della lentezza. Nel museo MAST a Bologna, per l’occasione, sono stati esposti i lavori di tutti i finalisti del 2023, insieme a quelle dei 24 delle edizioni precedenti del premio, con la curatela di Urs Stahel. Oltre a Gardaf, i nomi selezionati per il 2023 tra 53 candidati per il concorso dedicato alla fotografia sul mondo dell’industria e il lavoro sono stati: Farah Al Qasimi, Lebohang Kganye, Maria Mavropoulou e Salvatore Vitale.

Tutti e cinque i finalisti hanno presentato opere capaci di toccare temi contemporanei e di farlo attraverso una visione della fotografia in costante dialogo con le suggestioni e le pratiche dell’arte in generale. Documentando cosi’ tanto i rapidi – e talvolta drammatici – cambiamenti del mondo del lavoro, ma anche la continua mobilita’ del medium fotografico e le sue svariate possibili manifestazioni.

Hicham Gardaf ha raccontato proprio Tangeri, suo luogo natale, e il contrasto tra le anime e i ritmi della citta’. Con un approccio apparentemente piu’ tradizionale si e’ dedicato alle persone, ai mestieri e al senso di umanita’ del luogo, nell’ambito della sua ricerca sul paesaggio contemporaneo.

Lebohang Kganye, sudafricana di Johannesburg classe 1990, a cui e’ andata una menzione d’onore della giuria, ha raccontato visivamente la storie delle guardiane dei fari, attraverso la creazione di piccoli teatri fatti di figure, luci e ombre. Opere estremamente suggestive ed emozionanti, che restano ancorate alla fotografia, ma, al tempo stesso, si spingono decisamente oltre.

Farah Al Qasimi, nata a Dubai nel 1991, ha presentato un progetto sulla grande comunita’ araba di Dearborn, nel Michigan, citta’ natale di Henry Ford e sede storica della Ford Motor Company. Nelle sue immagini, forti e vive, si sente la tensione tra le tracce di quella industrializzazione estrema e l’umanita’ delle persone. E anche se in modi meno drammatici rispetto ad altre periferie del mondo, anche qui emerge il peso della storia.

Maria Mavropoulou, di Atene, nata nel 1989, ha lavorato sul tema dell’intelligenza artificiale, usata per convertire testi in immagini, e ha creato fotografie periodiche, magnifiche e angoscianti, legate al tema della divinita’ creatrice. Immagini che rendono alla perfezione il senso di soffocamento tecnologico che viviamo ogni giorno e che e’ uno dei grandi temi della societa’ contemporanea.

Il palermitano trapiantato in Svizzera Salvatore Vitale, classe 1986, ha presentato invece una serie di lavori sul tema della gig economy, i lavori temporanei e a chiamata, in relazione all’attivita’ mineraria nella regione sudafricana di Gauteng. Interessante anche la scelta allestitiva, con una vera e propria installazione.