Biorepack e Cnr-Ipcb alleati per scoprire i falsi sacchetti bio – askanews.it

Biorepack e Cnr-Ipcb alleati per scoprire i falsi sacchetti bio

Milano, 20 dic. (askanews) – Il consorzio Biorepack si allea con il Cnr-Ipcb con l’obiettivo di scoprire – grazie alle risorse scientifiche e ai controlli effettuati in punti cwendita, presso la Gdo e su imballaggi – i falsi sacchetti biodegradabili. E’ stato infatti siglato oggi a Catania la convenzione tra Biorepack – il consorzio per il riciclo organico degli imballaggi che all’interno del sistema Conai si occupa di favorire e diffondere il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile – e l’Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali Ipcb del Consiglio nazionale delle ricerche. La convenzione ha l’obiettivo di verificare quanto sia diffuso l’uso del poliolefine nei bioshopper certificati come compostabili. I sacchetti in bioplastica compostabile sono un valido alleato per migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti organici e per incrementare quantita’ e qualita’ del compost ottenuto negli impianti di trattamento. Molti, tuttavia, sono ancora i casi di uso e commercializzazione di prodotti illegali, spesso provenienti da filiere estere non controllate, ad esempio sacchi per asporto merci e sacchetti forniti come imballaggio primario di alimenti sfusi che contengono poliolefine (PO), come ad esempio polietilene (PE), in percentuali variabili. In base all’accordo, il Cnr-Ipcb effettuera’ la ricerca e l’analisi dell’eventuale contenuto di polietilene su campioni di sacchetti per asporto merci e per imballaggio di alimenti sfusi reperiti nei punti vendita della GDO, nei mercati e nei negozi in modo da verificarne la conformita’ alla legge. “La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti ricorda che circa il 25% degli shopper immessi a consumo non e’ a norma – spiega Marco Versari, presidente di Biorepack – Contrastare i comportamenti illegali, per quanto difficile e faticoso, e’ l’unico modo per tutelare l’efficacia degli imballaggi in bioplastica compostabile e per valorizzare il loro prezioso apporto in favore della cura dei suoli agricoli, che possono trovare grande giovamento dall’uso del compost derivante dai rifiuti organici. Il contributo scientifico del Cnr di Catania sara’ fondamentale per sostenere le nostre attivita’ di contrasto a questo fenomeno”. “I bioshopper sono costituiti da miscele complesse di piu’ componenti polimerici e di additivi di varia natura – aggiunge Paola Rizzarelli, ricercatrice del Cnr-Ipcb – La metodica messa a punto, applicata in due fasi, combinando due tecniche analitiche, una qualitativa e l’altra quantitativa, consente di svelare la natura chimica del materiale, fornendo una sorta d’impronta digitale del polietilene, e di determinarne successivamente la quantita’ presente”. “Utilizzando la metodologia sviluppata dalla ricercatrice Paola Rizzarelli e dai suoi collaboratori, Emanuele Mirabella e Marco Rapisarda, riusciamo a contrastare un pericolo ambientale e ad evitare un danno economico per gli impianti di biodigestione anaerobica e compostaggio – aggiunge Domenico Garozzo, direttore del Cnr-Ipcb – Ma piu’ in generale contrastiamo un pericolo per la filiera virtuosa delle bioplastiche, svolgendo anche un servizio a tutela dei consumatori e quindi della societa’”. Le indagini avranno inizio nel gennaio del prossimo anno e i risultati verranno resi noti nel corso del 2023.
Dic 20, 2022

Intesa per supporto tecnico scientifico nei controlli presso negozi

Milano, 20 dic. (askanews) – Il consorzio Biorepack si allea con il Cnr-Ipcb con l’obiettivo di scoprire – grazie alle risorse scientifiche e ai controlli effettuati in punti cwendita, presso la Gdo e su imballaggi – i falsi sacchetti biodegradabili. E’ stato infatti siglato oggi a Catania la convenzione tra Biorepack – il consorzio per il riciclo organico degli imballaggi che all’interno del sistema Conai si occupa di favorire e diffondere il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile – e l’Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali Ipcb del Consiglio nazionale delle ricerche. La convenzione ha l’obiettivo di verificare quanto sia diffuso l’uso del poliolefine nei bioshopper certificati come compostabili.

I sacchetti in bioplastica compostabile sono un valido alleato per migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti organici e per incrementare quantita’ e qualita’ del compost ottenuto negli impianti di trattamento. Molti, tuttavia, sono ancora i casi di uso e commercializzazione di prodotti illegali, spesso provenienti da filiere estere non controllate, ad esempio sacchi per asporto merci e sacchetti forniti come imballaggio primario di alimenti sfusi che contengono poliolefine (PO), come ad esempio polietilene (PE), in percentuali variabili.

In base all’accordo, il Cnr-Ipcb effettuera’ la ricerca e l’analisi dell’eventuale contenuto di polietilene su campioni di sacchetti per asporto merci e per imballaggio di alimenti sfusi reperiti nei punti vendita della GDO, nei mercati e nei negozi in modo da verificarne la conformita’ alla legge.

“La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti ricorda che circa il 25% degli shopper immessi a consumo non e’ a norma – spiega Marco Versari, presidente di Biorepack – Contrastare i comportamenti illegali, per quanto difficile e faticoso, e’ l’unico modo per tutelare l’efficacia degli imballaggi in bioplastica compostabile e per valorizzare il loro prezioso apporto in favore della cura dei suoli agricoli, che possono trovare grande giovamento dall’uso del compost derivante dai rifiuti organici. Il contributo scientifico del Cnr di Catania sara’ fondamentale per sostenere le nostre attivita’ di contrasto a questo fenomeno”.

“I bioshopper sono costituiti da miscele complesse di piu’ componenti polimerici e di additivi di varia natura – aggiunge Paola Rizzarelli, ricercatrice del Cnr-Ipcb – La metodica messa a punto, applicata in due fasi, combinando due tecniche analitiche, una qualitativa e l’altra quantitativa, consente di svelare la natura chimica del materiale, fornendo una sorta d’impronta digitale del polietilene, e di determinarne successivamente la quantita’ presente”.

“Utilizzando la metodologia sviluppata dalla ricercatrice Paola Rizzarelli e dai suoi collaboratori, Emanuele Mirabella e Marco Rapisarda, riusciamo a contrastare un pericolo ambientale e ad evitare un danno economico per gli impianti di biodigestione anaerobica e compostaggio – aggiunge Domenico Garozzo, direttore del Cnr-Ipcb – Ma piu’ in generale contrastiamo un pericolo per la filiera virtuosa delle bioplastiche, svolgendo anche un servizio a tutela dei consumatori e quindi della societa’”.

Le indagini avranno inizio nel gennaio del prossimo anno e i risultati verranno resi noti nel corso del 2023.