Prestito all’Ucraina, il nono pacchetto disanzioni, price cap gas lunedi’
Bruxelles, 16 dic. (askanews) – Il Consiglio europeo di Bruxelles si e’ concluso, in tarda serata ieri a Bruxelles, con una serie di decisioni in parte inaspettate alla vigilia, grazie soprattutto al successo del lavoro straordinario, riconosciuto da tutti, della presidenza di turno semestrale ceca del Consiglio Ue, nei negoziati che ha gestito fra i governi, su molti dossier legislativi e accordi politici.
I risultati sono stati illustrati durante la conferenza stampa finale del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, a cui ha partecipato anche, a nome della presidenza semestrale, il premier ceco Petr Fiala. “Siamo soddisfatti di essere riusciti a prendere decisioni su tutti i punti in discussione, fra cui numerosi soggetti difficili”, ha detto Michel, passando poi a elencare queste decisioni 1) Ucraina: via libera all’aiuto macrofinanziario da 18 miliardi di euro per il 2023 (“abbiamo mantenuto la parola data” ha detto Michel), grazie alla conclusione positiva della complicata vicenda del veto ungherese, gia’ caduto martedi’, e del freno a mano tirato inaspettatamente dalla Polonia subito dopo, a causa di un dossier collegato, quello sulla tassazione minima delle multinazionali (che applica un accordo Ocse-G20). Solo poco dopo le 17 di ieri, con oltre 24 ore di ritardo sulla scadenza inizialmente prevista, Varsavia ha ritirato la propria opposizione. E sarebbe stato risolutivo per convincere Varsavia, in questo caso (a quanto ha riferito il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto), l’intervento della premier italiana Giorgia Meloni, durante un incontro a tre con Fiala e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki a margine del vertice. Inoltre, il Consiglio europeo ha salutato la decisione dei Ventisette di aumentare le risorse del “Fondo per la Pace” (European Peace Facility) che ha finanziato finora il sostegno militare degli Stati membri all’Ucraina ma rischiava di restare senza soldi. Per niente scontata poi, visti i precedenti, l’approvazione unanime del nono pacchetto di sanzioni contro la Russia, arrivata in serata, prima della fine del vertice, dopo una riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue a cui era affidato il negoziato. 2) Relazioni transatlantiche e risposta all’Inflation Reduction Act americano. In questo caso le decisioni prese riguardano da una parte il “dialogo attivo” con gli americani per difendere gli interessi delle imprese europee e convincerli e tenerne conto, con accordi specifici in deroga alla logica del “buy American”, come e’ gia’ stato fatto per le imprese canadesi e messicane; dall’altra, il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di presentare entro il mese prossimo delle proposte per mobilitare strumenti che sostengano la competitivita’ delle imprese europee nei confronti della concorrenza globale, nei settori strategici e in particolare in quello della “clean-tech”.
Questo per far fronte alla crisi energetica e all’applicazione, a partire da gennaio, dell’Inflation Reduction Act americano.
3) Area Schengen. Non era in agenda, ma c’e’ stata una discussione sulla mancata adesione di Bulgaria e Romania all’area di libera circolazione, a causa di un veto austriaco e in parte anche olandese, e nonostante l’8 dicembre sia stata aperta invece la porta alla Croazia. In questo caso, piu’ che una decisione, il vertice Ue ha preso un impegno: quello di risolvere tutti i restanti problemi, in modo che l’adesione avvenga nel corso del 2023. 4) Immigrazione. C’e’ la consapevolezza di far fronte a una intensificazione dei flussi e dei “movimenti secondari”, in particolare sul fianco Est dell’Ue, anche a causa della guerra in Ucraina. Il Consiglio europeo ha deciso di dedicare il 9 e 10 febbraio una riunione straordinaria su questo punto, per discuterne tutti gli aspetti, con analisi e diagnosi “complessive” come chiedeva l’Italia).
5) Difesa e “vicinato” meridionale. Si e’ discusso di un’accelerazione dell’attuazione della “bussola strategica”, di appalti congiunti nel settore della difesa, ed e’ stato concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue.
6) Infine, ma non meno importante, il Consiglio europeo, ha dato un mandato preciso e, per cosi’ dire, imprescindibile ai ministri dell’Energia affinche’ concludano, come ormai si attendono tutti, al loro ultimo Consiglio dell’anno a Bruxelles, lunedi’ 19 dicembre, il complicatissimo accordo sul “meccanismo di correzione” del mercato del gas (il “price cap”), e contestualmente approvino anche i regolamenti sulla piattaforma di acquisti congiunti del gas, sulla solidarieta’ fra gli Stati membri in caso di crisi delle forniture, e sull’accelerazione delle procedure di autorizzazione degli impianti per le rinnovabili.
Sostanzialmente, manca solo un numero per arrivare a far quadrare il cerchio: la soglia di prezzo massimo che, dopo tre giorni, farebbe scattare il divieto di acquisto del gas sul mercato europeo dei derivati. Un numero che nelle ultime settimane oscillava fra i 160 e i 220 euro per MWh, e che l’Italia vorrebbe simbolicamente portare sotto la soglia dei 200 euro. E se restera’ ancora l’opposizione della Germania e soprattutto dell’Olanda, restera’ l’ultima risorsa: passare al voto a maggioranza qualificata, come prevedono i Trattati Ue, invece di continuare a cercare “il consenso piu’ ampio possibile”. Ma molto probabilmente non sara’ necessario.
Loc/Bac/Int2
Cosha deciso il vertice Ue
Bruxelles, 16 dic. (askanews) – Il Consiglio europeo di Bruxelles si e’ concluso, in tarda serata ieri a Bruxelles, con una serie di decisioni in parte inaspettate alla vigilia, grazie soprattutto al successo del lavoro straordinario, riconosciuto da tutti, della presidenza di turno semestrale ceca del Consiglio Ue, nei negoziati che ha gestito fra i governi, su molti dossier legislativi e accordi politici.
I risultati sono stati illustrati durante la conferenza stampa finale del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, a cui ha partecipato anche, a nome della presidenza semestrale, il premier ceco Petr Fiala. “Siamo soddisfatti di essere riusciti a prendere decisioni su tutti i punti in discussione, fra cui numerosi soggetti difficili”, ha detto Michel, passando poi a elencare queste decisioni 1) Ucraina: via libera all’aiuto macrofinanziario da 18 miliardi di euro per il 2023 (“abbiamo mantenuto la parola data” ha detto Michel), grazie alla conclusione positiva della complicata vicenda del veto ungherese, gia’ caduto martedi’, e del freno a mano tirato inaspettatamente dalla Polonia subito dopo, a causa di un dossier collegato, quello sulla tassazione minima delle multinazionali (che applica un accordo Ocse-G20). Solo poco dopo le 17 di ieri, con oltre 24 ore di ritardo sulla scadenza inizialmente prevista, Varsavia ha ritirato la propria opposizione. E sarebbe stato risolutivo per convincere Varsavia, in questo caso (a quanto ha riferito il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto), l’intervento della premier italiana Giorgia Meloni, durante un incontro a tre con Fiala e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki a margine del vertice. Inoltre, il Consiglio europeo ha salutato la decisione dei Ventisette di aumentare le risorse del “Fondo per la Pace” (European Peace Facility) che ha finanziato finora il sostegno militare degli Stati membri all’Ucraina ma rischiava di restare senza soldi. Per niente scontata poi, visti i precedenti, l’approvazione unanime del nono pacchetto di sanzioni contro la Russia, arrivata in serata, prima della fine del vertice, dopo una riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue a cui era affidato il negoziato. 2) Relazioni transatlantiche e risposta all’Inflation Reduction Act americano. In questo caso le decisioni prese riguardano da una parte il “dialogo attivo” con gli americani per difendere gli interessi delle imprese europee e convincerli e tenerne conto, con accordi specifici in deroga alla logica del “buy American”, come e’ gia’ stato fatto per le imprese canadesi e messicane; dall’altra, il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di presentare entro il mese prossimo delle proposte per mobilitare strumenti che sostengano la competitivita’ delle imprese europee nei confronti della concorrenza globale, nei settori strategici e in particolare in quello della “clean-tech”.
Questo per far fronte alla crisi energetica e all’applicazione, a partire da gennaio, dell’Inflation Reduction Act americano.
3) Area Schengen. Non era in agenda, ma c’e’ stata una discussione sulla mancata adesione di Bulgaria e Romania all’area di libera circolazione, a causa di un veto austriaco e in parte anche olandese, e nonostante l’8 dicembre sia stata aperta invece la porta alla Croazia. In questo caso, piu’ che una decisione, il vertice Ue ha preso un impegno: quello di risolvere tutti i restanti problemi, in modo che l’adesione avvenga nel corso del 2023. 4) Immigrazione. C’e’ la consapevolezza di far fronte a una intensificazione dei flussi e dei “movimenti secondari”, in particolare sul fianco Est dell’Ue, anche a causa della guerra in Ucraina. Il Consiglio europeo ha deciso di dedicare il 9 e 10 febbraio una riunione straordinaria su questo punto, per discuterne tutti gli aspetti, con analisi e diagnosi “complessive” come chiedeva l’Italia).
5) Difesa e “vicinato” meridionale. Si e’ discusso di un’accelerazione dell’attuazione della “bussola strategica”, di appalti congiunti nel settore della difesa, ed e’ stato concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue.
6) Infine, ma non meno importante, il Consiglio europeo, ha dato un mandato preciso e, per cosi’ dire, imprescindibile ai ministri dell’Energia affinche’ concludano, come ormai si attendono tutti, al loro ultimo Consiglio dell’anno a Bruxelles, lunedi’ 19 dicembre, il complicatissimo accordo sul “meccanismo di correzione” del mercato del gas (il “price cap”), e contestualmente approvino anche i regolamenti sulla piattaforma di acquisti congiunti del gas, sulla solidarieta’ fra gli Stati membri in caso di crisi delle forniture, e sull’accelerazione delle procedure di autorizzazione degli impianti per le rinnovabili.
Sostanzialmente, manca solo un numero per arrivare a far quadrare il cerchio: la soglia di prezzo massimo che, dopo tre giorni, farebbe scattare il divieto di acquisto del gas sul mercato europeo dei derivati. Un numero che nelle ultime settimane oscillava fra i 160 e i 220 euro per MWh, e che l’Italia vorrebbe simbolicamente portare sotto la soglia dei 200 euro. E se restera’ ancora l’opposizione della Germania e soprattutto dell’Olanda, restera’ l’ultima risorsa: passare al voto a maggioranza qualificata, come prevedono i Trattati Ue, invece di continuare a cercare “il consenso piu’ ampio possibile”. Ma molto probabilmente non sara’ necessario.
Loc/Bac/Int2