Istat: cala la popolazione, italiani popolazione che invecchia – askanews.it

Istat: cala la popolazione, italiani popolazione che invecchia

Milano, 15 dic. (askanews) – La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui). Lo rileva l’Istat nella terza edizione del Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni, svolta nell’autunno 2021. Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), e’ piu’ contenuto nell’Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unita’ in meno). Ancora elevato e’ l’impatto del numero di morti da Covid-19 sulla dinamica demografica nel 2021: il totale dei decessi (701.346), sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente (quasi 39mila decessi in meno), rimane significativamente superiore alla media 2015-2019 (+8,6%). Il calo di popolazione non e’ dovuto solo al saldo naturale negativo ma e’ da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un’incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti. Roma e’ il comune piu’ grande con 2.749.031 residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello piu’ piccolo (con appena 31 abitanti). Il decremento di popolazione e’ molto piu’ limitato nei comuni della classe 5-20mila abitanti e in quella fino a 5mila abitanti (che insieme rappresentano il 70% dei comuni italiani). Nei 44 comuni con oltre 100mila abitanti solo 5 guadagnano popolazione, per i restanti 39 si registra un calo rispetto al Censimento 2020 di circa 115mila residenti. Le donne rappresentano il 51,2% della popolazione residente, superando gli uomini di 1.392.221 unita’. Il rapporto di mascolinita’ e’ pari a 95,4 uomini ogni 100 donne; il piu’ alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello piu’ basso in Liguria (92,6) che e’ anche la regione con il piu’ alto indice di vecchiaia (267,2). Il nostro e’ un Paese sempre piu’ vecchio. L’eta’ media si e’ innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la regione piu’ giovane (eta’ media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella piu’ anziana (49,4, anni). L’invecchiamento della popolazione italiana e’ ancora piu’ evidente nel confronto con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e piu’ e quella con meno di 15 anni) e’ notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021 (148,7% nel 2001). La piu’ giovane struttura per eta’ della popolazione straniera rallenta il processo di invecchiamento della popolazione residente in Italia. L’eta’ media degli stranieri e’ piu’ bassa di oltre 10 anni rispetto a quella degli italiani (35,7 anni contro 46 anni nel 2021). Si sta riducendo pero’ il peso relativo dei minori, che rappresentano il 20,8% della popolazione straniera censita (quota pari al 21,3% nel 2001). Negli ultimi 10 anni diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media. La quota piu’ significativa di popolazione, pari al 36,3%, e’ in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in piu’ rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%). A livello territoriale i laureati sono il 17,2% al Centro, il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote piu’ elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1% il Lazio e’ la regione con l’incidenza piu’ elevata di laureati e di dottori di ricerca (0,8%) a cui si contrappone la Puglia (12,9% e 0,3%), al pari di Valle D’Aosta/Valle’e d’Aoste, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia. I Grandi Comuni, con piu’ di 250mila residenti, continuano a essere un polo di attrazione per i piu’ istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1%) a Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano 6 punti percentuali. Piu’ contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15%, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali. Ai dati censuari del 2021 si aggiungono le informazioni desunte dalla rilevazione ad hoc condotta presso le anagrafi comunali su tre specifici segmenti di popolazione (non coinvolti finora nelle indagini campionarie del Censimento permanente), ossia: a) le persone che vivono nelle convivenze anagrafiche; b) quelle che risiedono in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei; c) le persone senza
Dic 15, 2022

L’eta’ media si e’ innalzata di tre anni rispetto al 2011: 46 anni

Milano, 15 dic. (askanews) – La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui). Lo rileva l’Istat nella terza edizione del Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni, svolta nell’autunno 2021.

Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), e’ piu’ contenuto nell’Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unita’ in meno). Ancora elevato e’ l’impatto del numero di morti da Covid-19 sulla dinamica demografica nel 2021: il totale dei decessi (701.346), sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente (quasi 39mila decessi in meno), rimane significativamente superiore alla media 2015-2019 (+8,6%).

Il calo di popolazione non e’ dovuto solo al saldo naturale negativo ma e’ da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un’incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti. Roma e’ il comune piu’ grande con 2.749.031 residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello piu’ piccolo (con appena 31 abitanti).

Il decremento di popolazione e’ molto piu’ limitato nei comuni della classe 5-20mila abitanti e in quella fino a 5mila abitanti (che insieme rappresentano il 70% dei comuni italiani). Nei 44 comuni con oltre 100mila abitanti solo 5 guadagnano popolazione, per i restanti 39 si registra un calo rispetto al Censimento 2020 di circa 115mila residenti. Le donne rappresentano il 51,2% della popolazione residente, superando gli uomini di 1.392.221 unita’. Il rapporto di mascolinita’ e’ pari a 95,4 uomini ogni 100 donne; il piu’ alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello piu’ basso in Liguria (92,6) che e’ anche la regione con il piu’ alto indice di vecchiaia (267,2).

Il nostro e’ un Paese sempre piu’ vecchio. L’eta’ media si e’ innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la regione piu’ giovane (eta’ media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella piu’ anziana (49,4, anni).

L’invecchiamento della popolazione italiana e’ ancora piu’ evidente nel confronto con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e piu’ e quella con meno di 15 anni) e’ notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021 (148,7% nel 2001). La piu’ giovane struttura per eta’ della popolazione straniera rallenta il processo di invecchiamento della popolazione residente in Italia. L’eta’ media degli stranieri e’ piu’ bassa di oltre 10 anni rispetto a quella degli italiani (35,7 anni contro 46 anni nel 2021). Si sta riducendo pero’ il peso relativo dei minori, che rappresentano il 20,8% della popolazione straniera censita (quota pari al 21,3% nel 2001).

Negli ultimi 10 anni diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media. La quota piu’ significativa di popolazione, pari al 36,3%, e’ in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in piu’ rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%).

A livello territoriale i laureati sono il 17,2% al Centro, il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote piu’ elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1% il Lazio e’ la regione con l’incidenza piu’ elevata di laureati e di dottori di ricerca (0,8%) a cui si contrappone la Puglia (12,9% e 0,3%), al pari di Valle D’Aosta/Valle’e d’Aoste, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.

I Grandi Comuni, con piu’ di 250mila residenti, continuano a essere un polo di attrazione per i piu’ istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1%) a Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano 6 punti percentuali. Piu’ contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15%, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali.

Ai dati censuari del 2021 si aggiungono le informazioni desunte dalla rilevazione ad hoc condotta presso le anagrafi comunali su tre specifici segmenti di popolazione (non coinvolti finora nelle indagini campionarie del Censimento permanente), ossia: a) le persone che vivono nelle convivenze anagrafiche; b) quelle che risiedono in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei; c) le persone senza