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Vladimir Putin e Xi Jinping si preparano al summit di Samarcanda

Roma, 7 set. (askanews) – Russia e Cina stanno preparando un summit che potrebbe avere effetti importanti e duraturi sugli assetti del mondo, quello tra i due presidenti, rispettivamente Vladimir Putin e Xi Jinping. L’occasione è data dal vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, di cui Mosca e Pechino sono i capofila, che si terrà a Samarcanda il 15-16 settembre.

“In meno di 10 giorni i nostri leader si vedranno di nuovo al summit della Sco a Samarcanda e noi stiamo attivamente lavorando per prepararlo”, ha detto oggi l’ambasciatore russo a Pechino Andrey Denisov in un’intervista ripresa dall’agenzia di stampa Ria Novosti.


Denisov ha chiarito che si tratterà di un incontro con un’agenda dettagliata e a 360 gradi.

Il vertice viene in un momento cruciale, in cui è in corso un duro scontro sulle forniture di gas russo all’Europa, con Mosca che ha fermato il flusso energetico, e con l’Amministrazione Biden che sta aumentando la pressione anche in Asia orientale, in particolare in merito alla questione di Taiwan.


Questa dinamica porta sempre più vicine le due potenze concorrenti di Washington, con Mosca che cerca di accrescere le esportazioni verso Est per compensare i mancati introiti in arrivo dal tradizionale cliente europeo e Pechino che si avvantaggia di forniture precedentemente dirette all’Occidente, necessarie per un’economia che deve reperire all’estero il 70 per cento del proprio fabbisogno di energia.

Oggi l’Amministrazione delle dogane cinesi, nell’annunciare i dati dell’interscambio commerciale nei primi otto mesi dell’anno, ha rivelato che quello con la Russia è cresciuto del 31,4 per cento su base annua, tenendo presente che nel 2021 intero era già aumentato del 35,8 per cento.


Il rapporto amichevole tra i due grandi paesi, tuttavia, al momento non può spingersi fino alla creazione di un’alleanza militare. Lo ha spiegato lo stesso Denisov: sebbene l’Occidente “stia facendo incredibili sforzi per spingere Russia e Cina l’una nelle braccia dell’altra” perché “le relazioni da alleati impongono alcuni obblighi e noi e i nostri partner cinesi non vorremmo assumerli perché la nostra reciproca comprensione è precisamente una reciproca comprensione”. In altri termini: i due paesi si sono molto avvicinati, ma non possono spingersi al punto da allearsi.

Questo perché – ha spiegato Denisov – la Cina è “fortemente dipendente dai mercati internazionali” e la situazione che si è venuta a determinare con la guerra in Ucraina “crea disagio ai suoi piani di sviluppo economico”. In questo senso, la posizione prudente di Pechino sul conflitto Mosca-Kiev non turba più di tanto il Cremlino.

Ecco quindi che il piano su cui i rapporti si stanno stringendo è soprattutto economico. Il responsabile dei rapporti asiatici del ministero degli Esteri russo Georgy Zinoviev oggi ha spiegato che la Cina si prepara ad “avvantaggiarsi delle opportunità sul mercato russo, dopo che diverse compagnie occidentali si sono ritirate” a causa delle sanzioni. Si tratta di investimenti nei settori minerario, chimico, automibilistico e nell’agricoltura. Zinoviev ha spiegato che i due giganti si preparano a implementare 79 progetti d’investimento per 160 miliardi di dollari.

Ma al centro del focus è sempre l’energia, il gas in particolare. E oggi l’amministratore delegato di Gazprom, il monopolista russo del gas, ha incontrato a Vladivostok il primo ministro mongolo Luvsannamsrai Oyun-Erdene per discutere il transito del gasotto Soyuz Vostok attraverso il suo paese: l’obiettivo è aumentare considerevolmente i volumi diretti alla Cina.

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