askanews" /> askanews" /> I leader politici a Cernobbio tra rassicurazioni, avvertimenti e promesse – askanews.it

I leader politici a Cernobbio tra rassicurazioni, avvertimenti e promesse

Cernobbio (Co), 4 set. (askanews) – Dieci minuti a testa per esporre le proprie proposte e tentare di conquistare la pleatea di imprenditori del Forum Ambrosetti di Cernobbio. Questa la formula, seguita dalle domande a porte chiuse, dell’ultimo incontro della tre giorni di Villa d’Este, che ha fatto sedere allo stesso tavolo cinque leader delle principali forze politiche, più uno in videcollegamento, e ha rischiato di trasformarsi, a causa del voto imminente, in una delle prime tribune elettorali di questa insolita campagna settembrina per il voto.

Il risultato è una pioggia di rassicurazioni, avvertimenti di rischi all’orizzonte e promesse, che lascia necessariamente poco spazio all’approfondimento di alto livello a cui era forse abituata la platea di Cernobbio, dove tradizionalmente era la relazione del ministro dell’Economia di turno a chiudere il Forum. Forse proprio per questo, e per cercare di dare l’impressione di essersi preparato con cura, il leghista Matteo Salvini inforca gli occhiali e proietta delle slide tra lo stupore dell’alleata di Fdi Giorgia Meloni e del moderatore, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana.


“Un ragionamento sullo strumento” delle sanzioni alla Russia che non funzionano “credo che sia doveroso” ribadisce Salvini, che all’ultimo “cambia programma” e anziché “esporre le dieci cartelle che si era preparato” torna sul tema del momento. Il leader del Carroccio sottolinea, però, durante il suo intervento, che il Paese deve rimanere “stabilmente nelle alleanze di cui fa parte” come l’Ue e la Nato, che si va avanti con la via punitiva per il regime aggressore anche se serve uno scudo europeo per i Paesi membri. Acqua sul fuoco come quella gettata da Meloni precisando che nel centrodestra “ci sono differenze e sfumature”, ma una “visione” unica. O ancora come la sua richiesta di rinegoziazione del Pnrr che diventa un possibile “perfezionamento”.

Il fuoco, avverte però il dem Enrico Letta, esiste e il rischio è quello di avere un governo che gioca “nella serie B europea con Ungheria e Polonia come interlocutori principali”. In queste elezioni, ribadisce, “è in gioco il futuro dell’Italia”, mentre “ci sono difficoltà e anche tanti segnali di speranza” che “abbiamo la responsabilità” di tenere vivi, aggiunge il segretario del Pd rivendicando il fatto che il proprio partito è stato “il più lineare e affidabile nei confronti di Draghi”.


Chi invece Draghi continua a criticarlo, a partire dal suo metodo, è il leader del M5s Giuseppe Conte, collegato da Napoli, che propone di “investire sul taglio del cuneo fiscale non solo a favore dei lavoratori” e di abolire l’Irap. Il coordinatore di Fi, Antonio Tajani, giura poi fedeltà al centrodestra, che “non la lasceremo mai”, mentre il leader del terzo polo, Carlo Calenda, forse il più applaudito dagli imprenditori in sala, è certo del contrario: “Si detestano tutti, si sfascerà e se noi prendiamo molti voti cerchiamo di tenerci Draghi”. Salvini lancia infine una proposta destinata a far discutere, quella di un ministero dell’Innovazione con sede a Milano.