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Energia, Bonomi: imprese non reggono, governo intervenga al piu' presto

Milano, 26 ago. (askanews) – “È da un anno che noi di Confindustria diciamo che l’energia è un problema. La guerra lo acuisce, ma non può essere una sorpresa. Non possiamo continuare a raccontarci che tutto va bene, perché le difficoltà e le preoccupazioni sono enormi: sia sull’attività produttiva che per l’occupazione”. A parlare dalle pagine del Corriere della Sera è il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, che, all’indomani dell’ennesima fiammata del prezzo del gas, lancia un vero e proprio allarme per l’industria che ha visto in alcuni casi “bollette decuplicate”. In autunno “ci saranno seri problemi su redditi e potere d’acquisto delle famiglie – mette in guardia – Il grido di dolore delle imprese fin qui è stato un po’ ignorato, ma ora c’è urgenza di nuovi interventi”.

Coi partiti impegnati nella campagna elettorale, il problema della corsa dei prezzi dell’energia rischia non essere affrontato con tempestività: “Penso che Quirinale e palazzo Chigi dovrebbero chiedere ai partiti uno sforzo immediato per varare nuove misure – dice Bonomi – Aspettare il prossimo (governo ndr) ci farebbe perdere due mesi e non possiamo permettercelo”.


Intanto occorre iniziare a definire le imprese da preservare in caso di razionamento. “Non dobbiamo farci trovare impreparati, perché il razionamento può avverarsi – afferma il presidente degli industriali – Chiediamo solo che si compiano delle scelte sulla base dei numeri, su criteri oggettivi e di mercato”. Occorre poi sospendere “temporaneamente” il sistema europeo dei certificati verdi: “Lo abbiamo fatto con il Patto di stabilità con il Covid, dovremmo farlo anche con gli Ets” osserva. E soprattutto “va sganciato il prezzo dell’elettricità da quello del gas, perché il 60% dell’elettricità non è prodotta da gas”. A proposito di elettricità, Bonomi oltre a chiedere di sbloccare le pratiche per i nuovi impianti di rinnovabili chiede di seguire l’esempio della Francia e “dedicare una quota della produzione nazionale da rinnovabili alla manifattura: come in Francia, a prezzi amministrati dallo Stato”.

“L’industria – conclude – è un tema di sicurezza nazionale e se c’è un’emergenza di queste dimensioni i partiti devono indirizzare lì le risorse. Non lo diciamo per fare una battaglia corporativa: le chiusure di imprese vanno evitate”.