Roma, 19 ago. (askanews) – I dati satellitari possono facilitare la ricerca delle aree povere del pianeta. A evidenziarlo è uno studio – pubblicato su “Science” – condotto da ricercatori dell’Università di Stanford utilizzando i dati provenienti dai satelliti combinati con un sofisticato algoritmo per la categorizzazione delle caratteristiche.
Per combattere la povertà bisogna prima di tutto sapere dove si “nasconde”. È questo un dato fondamentale – scrive l’Agenzia spaziale italiana in una news pubblicata sul proprio sito – ben conosciuto dalle organizzazioni umanitarie che conducono tali analisi spesso con una ricerca “porta a porta”. Una ricerca assai dispendiosa sia in termini di tempo che economicamente. E infatti in Africa, tra il 2000 e il 2010, 39 su 59 Paesi hanno condotto meno di due indagini atte a dare misura delle aree di povertà esistenti nel loro Paese.
Per ovviare a queste difficoltà ricercatori dell’Università di Stanford hanno proposto l’utilizzo dei dati satellitari, combinato ad un sofisticato algoritmo per la categorizzazione delle caratteristiche. I ricercatori hanno inoltre scelto di utilizzare dati giorno/notte combinati. I dati notturni scremano le aree sulla base della luminosità (aree illuminate forniscono il dato di una zona più “ricca”, come le nostre città, con infrastrutture esistenti), ma queste immagini restano buie se non combinate con immagini diurne, in grado di catturare caratteristiche come le strade asfaltate o i tetti delle case.
La nuova metodologia è in grado di individuare aree sotto la soglia di povertà con una percentuale superiore dell’81% alle metodologie precedenti e di ben il 99% nel caso di zone che sono due volte sotto la soglia di povertà. Ricerche che sono fondamentali per indirizzare le politiche degli stati a tutela della popolazione che vi vive.
Un elemento da sottolineare – conclude l’Asi – al pari di quanto hanno fatto i ricercatori autori dello studio, è il fatto che i dati satellitari usati sono i cosiddetti “open data”, quello che è considerato il futuro delle applicazioni a beneficio generale. Dati aperti, cioè accessibili a tutti, il che rende la metodologia non solo più efficiente, ma anche a basso costo.