Roma, 7 dic. (askanews) – Il 26% delle dimore storiche si trova in comuni sotto i 5.000 abitanti; ben 14.000 di queste realizzano ogni anno eventi culturali gratuiti. Ma solo 5 milioni di euro vengono stanziati per la loro manutenzione contro i 3 miliardi investiti sul patrimonio pubblico. È stato presentato al Ministero della Cultura il III Rapporto dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, fonte di riferimento per la corretta definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia.
Realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini, l’Osservatorio è promosso dall’Associazione Dimore Storiche Italiane, Confagricoltura e Confedilizia, con l’obiettivo di supportare le istituzioni nella definizione delle politiche da adottare per rilanciare il patrimonio culturale privato, che costituisce oltre il 17% del totale secondo l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.
“Un dato allarmante – sottolinea Giacomo di Thiene, Presidente ADSI – incrociato con le politiche giovanili, va a dirci che la prossima generazione è poco interessata a due mestieri, architetto e agronomo, che sono fondamentali per la manutenzione di questi beni e del territorio. Quello che temiamo è che se oggi registriamo una carenza di artigiani, delle micro e piccole imprese artigiane che questo patrimonio l’hanno costruito, domani mancheranno altre figure. Ci vuole una politica a lungo termine. E’ l’ennesima dimostrazione che la valorizzazione e la conservazione del patrimonio culturale passa attraverso politiche che guardano al medio e lungo termine, non può essere altrimenti”.
La III edizione del Rapporto è dedicata al ruolo che le dimore storiche possono ricoprire nei processi di transizione ecologica e digitale, e in quello di inclusione sociale. “L’Osservatorio del Patrimonio culturale privato arrivato è alla sua terza edizione è uno strumento fondamentale per conoscere il museo diffuso italiano, conoscere vuol dire comprendere che significa valorizzare un tesoro inestimabile che tutto il mondo ci invidia”, aggiunge Luciano Monti, Condirettore Scientifico Fondazione Bruno Visentini.
Per il III Rapporto, l’universo di dimore storiche preso in riferimento è pari a 35.745 unità. Si tratta in prevalenza di case storiche, palazzi, ville, castelli, casali, giardini e parchi storici che configurano una rete diffusa su tutto il territorio nazionale, la maggior parte delle quali è situata nei centri storici e nelle aree rurali dei comuni italiani.
“Il circuito delle dimore storiche è un circuito di impareggiabile importanza da un punto di vista sussidiario e da un punto di vista storico culturale e rievocativo – sottolinea Federico Mollicone, Presidente Commissione VII Cultura -. È il raccordo dei mille borghi italiani dove ci sono castelli, dimore e giardini meravigliosi che non devono essere considerati un privilegio per chi le possiede perché sono in realtà un onere e molto spesso rischiano di rimanere chiusi per i costi di restauro e di gestione. Con questa governance è cambiato l’atteggiamento e siamo passati dal privilegio alla sussidiarietà vera”.