Lobigili (Maldive), 28 ago. (askanews) – Le barriere coralline sono uno degli habitat naturali messi a rischio dal cambiamento climatico. Alle Maldive, in particolare, la situazione è stata resa drammatica dal fenomeno del Nino, che ha sconvolto l’ecosistema. I coralli sono animali e devono i loro colori alla presenza di alghe che vivono insieme al polipo dentro lo scheletro di carbonato di calcio. Ma qualcosa nel 2016 si è rotto in questo equilibrio.
“Quello che succede – ci ha spiegato la biologa marina Giorgia Maggioni, che alle Maldive lavora con il Gruppo Atmosphere in diversi dei loro resort – è che l’alga lascia il tessuto del corallo e lascia il polipo, quindi restano solo l’animale
trasparente e lo scheletro: questo è quello che chiamiamo sbiancamento delle barriere coralline, ed è successo nel 2016, non solo alle Maldive, ma anche in Australia e in altre parti del mondo. Ma le Maldive sono state veramente colpite”.
Data l’importanza che i reef rivestono sia a livello ambientale, sia come elemento chiave per il turismo, molti operatori si stanno impegnando per cambiare la situazione. “Con il Gruppo Atmosphere – ha aggiunto la biologa – stiamo facendo quello che chiamiamo restauro della barriera corallina. Sostanzialmente
abbiamo delle strutture metalliche chiamate Spider che andiamo a ricoprire con cemento e sabbia per ricreare un sostrato favorevole alla crescita del corallo e su questa struttura noi attacchiamo dei piccoli frammenti di corallo, permettendo la loro riproduzione e la loro crescita”.
Un processo lento, che però sta già dando dei risultati, che meno di cinque anni fa sarebbero stati difficili da immaginare. “Non pensavo ci fosse una speranza di recupero, quale invece c’è, ed è il caso di oggi”, ha concluso Giorgia Maggioni.
Ed è una speranza che parte anche da resort come gli Oblu di Sangeli, Helengeli o Lobigili, dove il turismo cerca di dialogare sempre più intensamente con la natura.