Milano, 17 giu. (askanews) – Due nuovi brand per presidiare fasce di mercato più alte rispetto a quelle tradizionali di riferimento e una serie di nuovi modelli compresa una city car 100% elettrica. Parte dal Milano Monza Motor Show la sfida di Dr Automobiles che amplia la propria offerta di mercato e punta con ancor più decisione sulla mobilità green e su nuove tecnologie a basso impatto ambientale.
“L’introduzione di due nuovi brand e di diversi nuovi modelli è quello che caratterizza in questo momento l’ampiamento della gamma di Dr Automobiles che in un certo senso vira decisamente verso l’elettrificazione e verso l’eco-friendly e la sensibilità ambientale”, sottolinea Antonio Marcantuono, direttore tecnico Dr Automobiles, che aggiunge: “Qui presentiamo una piccola 4 posti completamente elettrica BEV da 33 kw/ora di energia stoccata e da circa 300 chilometri di autonomia complessiva, con un motore molto brillante da 45 kw che le permette uno scatto da 0 a 50 km/h in meno di 5 secondi. In più in gamma non esposto tra le pedane c’è una ibrida plug in di oltre 350 cv con l’adozione di due motori elettrici accoppiati a un motore a combustione interna tradizionale da 115 kw, quindi la capacità totale raggiunge quasi 350 cavalli con 50 Nm di coppia che è una coppia quasi da sportiva”.
L’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità è da sempre il fiore all’occhiello del gruppo molisano fondato da Massimo Di Risio. “Noi da sempre siamo dei fautori della doppia modalità benzina Gpl del mostro termo-hybrid, noi lo chiamiamo così – puntualizza Massimo Di Tore, direttore comunicazione e marcketing del gruppo molisano -. Oggi qui presentiamo soprattutto in Sport Equipe dei nuovi prodotti, una piccolina che sarà full-elettric, realizzata tra l’altro completamente in un plant dedicato nel nostro head quarter in Molise, avremo sempre in Sport Equipe un modello e una tecnologia hybrid plug-in molto importante, continuiamo a sviluppare il nostro termo hybrid. Ci vorrà ancora del tempo non so se effettiamente la dead line del 2035 è una dead line così concreta: probabilmente, soprattutto l’Italia, ha bisogno di un po’ più di tempo”.