Milano, 22 apr. (askanews) – Tra le sfide che la sostenibilità impone a imprese, istituzioni e cittadini quella della responsabilità digitale è tra le più complesse e, visti gli interessi in campo, anche tra le più controverse. Se ne è discusso nel corso della quinta tappa del Giro d’Italia della CSR organizzata dal Il Salone della CSR e dell’Innovazione sociale ad Ivrea. Nel corso dei lavori si è parlato anche della crescente spinta da parte di cittadini e associazione verso la definizione dei parametri di una tecnologia sostenibile, e in particolare di un “Digitale-Bio”.
“Stiamo andando verso l’idea di applicare nel digitale l’esperienza molto importante che abbiamo accumulato negli ultimi 50 anni nella gestione delle risorse naturali. Quindi andiamo verso un digitale-bio, che faccia meno male all’ambiente, che sia ad uso degli umani e non ad uso dell’accumulazione del profitto per pochi – dice Pietro Jarre dell associazione Sloweb – Le aziende possono arrivare al digitale-bio raccogliendo soltanto i dati necessari; eliminando o riciclando i dati, dal punto di vista energetico; educando i propri stakeholder. Gli utenti possono arrivare al bio limitando l’uso dello schermo; riducendo gli account che usano; chiudendo le newsletter a cui non sono interessati; viaggiando leggeri anche in vista della loro eredità digitale. Lo Stato e l’Unione Europea, ci possono spingere al digitale-bio introducendo una direttiva per la valutazione dell impatto di servizi e prodotti digitali”.
Web e social, il mondo internet nel complesso, cioè, se fosse uno Stato si troverebbe tra i principali consumatori di energia a livello mondiale e, con questi tassi di sviluppo, nel 2025 sarebbe il quarto responsabile di emissioni di CO2 dopo USA, Cina e India. Eppure, anche se in crescita, la consapevolezza delle persone di quale sia l’impatto ambientale di un sito web, per esempio, è molto bassa. “In questo momento i siti web consumano tanto perché nessuno bada all’impatto energetico complessivo, al peso delle pagine web, al trasferimento dei dati dal server al client – spiega Nicola Bonotto, co-fondatore di Piano D, web agency di Treviso che realizza siti web sostenibili, e che ha partecipato ai lavori di Ivrea – Se il sito viene sviluppato pensando, avendo cioè la consapevolezza che ogni immagine, ogni video, ogni font che carichiamo consuma energia elettrica, allora svilupperemo il sito in maniera sicuramente diversa”.
“Il digitale ci permette di fare di più con meno se lo governiamo, come qualunque altra tecnologia – conclude Jarre – Bisogna fermarsi sui confini dell etica, bisogna riappropriarsi come collettività di ciò che le tecnologie portano in termini di progresso, e eliminando ciò che determinano in termini di regresso”.
La tappa di Ivrea del Giro d’Italia della CSR, ospitata nelle Officine ICO di via Jervis, è stata organizzata in collaborazione con “Il Quinto Ampliamento”, associazione che intende promuovere un nuovo modello di impresa con al centro la crescita della persona e uno sviluppo sostenibile ed equilibrato.