Roma, 21 gen. (askanews) – “La categoria dell’economia sociale è relativamente recente per l’Italia, non lo è per l’Europa. In alcuni paesi si adotta nella legislazione da molti anni. E’ importante che ci sia una unità di intenti europea e quindi che sotto questa espressione si riuniscano tutte le forme di organizzazione che non hanno solo scopo di lucro ma anche scopo sociale. Dando visibilità ad un fenomeno rilevante anche sul piano economico, parliamo di percentuali che arrivano all’8/9 per cento dell’occupazione a
livello europeo e 5/6 per cento, dipendendo dai singoli paesi, in termini di Pil”
Lo ha affermato Gianluca Salvatori, segretario generale Euricse, nonché membro del Geces (Gruppo di esperti della Commissione europea sull’economia sociale), in occasione del workshop promosso da Cnel e Mef dal titolo “Quali opportunità per l’Italia dall’Action Plan for the social economy?”.
“E’ evidente – ha aggiunto Salvatori – che di fronte ad un
fenomeno del genere non si sta parlando di organizzazioni
marginali ma di un pilastro dello sviluppo economico di un paese.
E per questo le politiche pubbliche non possono più considerare
questo come un fenomeno ridotto nelle sue dimensioni, o
passeggero, perchè è destinato a restare e per i prossimi 10 anni
l’Action Plan ci dice che Bruxelles considera questo come un asse
delle proprie politiche pubbliche”.