Bologna, 14 set. (askanews) – Nel mondo ancora troppi conflitti sono alimentati dall’odio tra uomini a causa del proprio credo. Per fortuna numerose organizzazioni religiose hanno lavorato instancabilmente e sono riuscite a dimostrare che è possibile “abbattere le barriere tra le religioni” e contribuire così alla costruzione di territori distrutti da conflitti o calamità naturali. Un ruolo che queste istituzioni si sono conquistate negli anni. Stefano Ronca, ambasciatore dell’Ordine di Malta presso l’Italia.
“Fino a qualche anno fa non si considerava che le religioni fossero un tema di politica estera. Se ne è cominciato a parlare molto dopo l’attacco alle Torri Gemelle, l’11 settembre, ma solo in un senso negativo, come se fosse solo un problema, come causa di problemi. Più di recente si è capito finalmente che le religioni possono avere uno straordinario ruolo nel peacepekiping e nel lenire le sofferenze provocate dai conflitti”.
Le attività garantite dalle religioni in campo umanitario, come è stato reso noto in un recente studio, risultano essere quasi il doppio di quelle garantite dalle organizzazioni laiche. Un contributo determinante arriva dall’Ordine di Malta che opera in numerosi settori: dall’assistenza ai migranti alla salute, dalla cura ai bambini alla maternità, oltre ai progetti messi in campo durante l’emergenza Covid-19.
Un esempio concreto arriva da Betlemme. Qui l’Ordine religioso cattolico – che opera in 130 paesi ed è sostenuto da una rete diplomatica che affianca l’attività umanitaria con 110 ambasciate presso altrettanti paesi – ha realizzato un ospedale dove ogni anno nascono 4.500 bambini al 95% di famiglie musulmane; qui il personale sanitario è al 50% musulmano, al 30% ortodosso e al 20% cattolico.
Antonio Zanardi Landi, ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede. “Nonostante questo il fatto di essere un ospedale cattolico è forte, è presente e visibile e costituisce un messaggio, con la sua esistenza, col fare, con l’aver ridotto i tassi di mortalità infantile a livelli simili a quelli di Bologna o Milano in un’area dove in genere la mortalità infantile è molto più alta, costituisce un segno di buona volontà, una mano tesa sia in campo ecumenico nei confronti degli ortodossi sia in campo del dialogo interreligioso con la maggioranza musulmana che vive a Betlemme”.
Gesti concreti, tangibili, presentati a Bologna in occasione del G20 Interfaith Forum. Col contributo del governo tedesco, ad esempio, l’Ordine di Malta sta tentando di favorire il ritorno nella piana di Mosul dei cristiani iracheni – di Ninive – fuggiti a centinaia di migliaia nell’estate del 2014 a causa dell’avanzata dell’Isis. In Libano sono stati messi in campo altri finanziamenti per altri interventi di assistenza ai profughi. “E’ chiaro che in situazioni come queste le barriere tra le religioni scompaiono, prevale la solidarietà umana, la compassione e il desiderio di essere vicini agli altri”.