Milano, 25 feb. (askanews) – Alta tecnologia, design, coraggio imprenditoriale innovativo: sono le caratteristiche della Urban Active Mask, una mascherina altamente protettiva prodotta dalla startup Narvalo, uno spin-off del Politecnico di Milano. “La nostra mascherina unisce protezione massima con confort respiratorio grazie al filtro FFP3 e l’Active Shield – spiega Ewoud Westerduin, co-founder e head of Design di Narvalo – che è un dispositivo elettronico che integra una ventola di estrazione intelligente con dei sensori che leggono i dati della respirazione dell’utente”.
L’idea di Narvalo nasce nel 2018 con l’obiettivo di creare una mascherina da utilizzare nelle città per proteggere da smog, pollini e batteri i cosiddetti urban commuter, ovvero quanti si muovono nei centri urbani a piedi, in bici, in moto, monopattino e che sono quindi particolarmente esposti agli inquinanti, in particolare alle particelle di Pm10 e Pm2.5.
Poi l’emergenza Covid ha creato un nuovo tipo di domanda, domanda alla quale la Narvalo con le sue caratteristiche intrinseche già dava risposta. “Abbiamo un filtro FFP3 che protegge al 99,9% da particolato sottile, virus, batteri, pollini – prosegue Westerduin – e anche odori grazie ad uno strato di carbone attivo”.
La mascherina rappresenta un prodotto tangibile dei risultati generati dalle attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico del Politecnico di Milano. “Il caso di Narvalo è un esempio tipico della ‘terza missione’ del Politecnico – dice Venanzio Arquilla, professore del Politecnico di Milano e presidente di Narvalo – Ovvero della capacità di intercettare una serie di traiettorie dell’innovazione, fondamentali per il miglioramento della qualità della vita delle persone, e trasformarle in idee-progetto. In questo senso Narvalo ha sfruttato tutta la filiera dell’innovazione del Politecnico di Milano costituita da PoliHub, che è l’incubatore, PoliFactory, il nostro maker-space dove abbiamo fatto i primi prototipi della mascherina, e infine TTO, il Technology Transfer Office del Politecnico che ci ha aiutato nel brevetto. Fuori abbiamo poi trovato una azienda che è stata in grado di ascoltarci e aiutarci nella prima fase, e supportarci nello sviluppo del progetto: la BLS”.
Dalla ricerca avviata nel 2018 nasce la prima Urban Mask, alla quale nel marzo 2021 segue la Urban Active Mask vera e propria mascherina IoT, che ottimizza il flusso d’aria all’interno della protezione assicurando un elevato livello di confort, per esempio non appannando gli occhiali, e dialoga con lo smartphone. “Abbiamo lanciato nel 2020 la Narvalo Urban Mask, una mascherina FFP3 ma senza componete elettronica – dice ancora Westerduin – e ora lanciamo la Narvalo Urban Active Mask che con il dispositivo elettronico aumenta il comfort respiratorio di chi la indossa. Mentre con i sensori riusciamo a segnalare la reale performance respiratoria dell’utente”.
Contestualmente al lancio sul mercato la Narvalo Urban Active Mask apre anche una campagna di Crowdfunding su Kickstarter. “Noi siamo una start up atipica: abbiamo trovato le energie per partire attraverso un partner industriale e dei finanziatori che hanno creduto nel progetto – spiega Arquilla – Ora scalare dal punto di vista della gestione della tecnologia, del sistema IoT che stiamo creando, e della produzione dei dispositivi con queste caratteristiche, ha un costo. Il Crowdfunding per noi svolge una doppia funzione. La prima: è una verifica effettiva delle capacità di mercato. La seconda: è un meccanismo per capire come creare una reputazione in un mondo hi-tech che ha difficoltà a vedere questi prodotti come beni che effettivamente possono essere annoverati come prodotti tecnologici che migliorano le performance respiratorie”.
Caratteristiche tecniche e dettagli sulle soluzioni alla base della Urban Active Mask sono reperibili sul sito active.narvalo.design