Milano, 21 feb. (askanews) – “Ormai siamo a un anno dal paziente zero, il primo caso a Codogno. È stato un anno difficile e complesso, ma che ci ha anche dato la sensibilità di avere il privilegio della decisione, della responsabilità”. Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ripercorre l’ultimo anno con la pandemia che ha costretto, in qualche modo, l’università a cercare un nuovo equilibrio tra le lezioni a distanza e le opportunità del digitale e la necessità di tornare in presenza per costruire relazioni, consentire il confronto alla base, ci ha detto, “di ogni processo formativo”.
“Il 20 febbraio stavo tornando da Roma dove ero stato eletto presidente della Conferenza dei rettori dell’università italiana, venerdì 21 era stato un giorno quasi normale, sabato 22 invece ci siamo accorti che i numeri stavano crescendo in maniera significativa e quindi abbiamo deciso subito di portare a distanza tutte le lezioni – ricorda – Noi abbiamo deciso di mantenere lo stesso orario, completamente in streaming, per dare anche un rigore alle lezione, e in 15 giorni ci siamo riusciti”.
“Tutto il digitale ha accelerato, lo smart working, l’e-learning, la didattica a distanza, bisognerà ora trovare un equilibrio tra il capire quanto questi strumenti sono ancora validi e il tornare in presenza perché la relazione e il confronto sono la base di ogni processo di formazione. – osserva – Noi abbiamo bisogno di fare un percorso di formazione che non sia semplicemente nozionistico, ma sia una crescita personale, quindi sempre di più esperienza, progetto, lavoro congiunto, in comunità multiculturali, multisociali in modo che la diversità sia il valore veramente dell’università”.
“Realtà internazionali stanno decidendo di mantenere la didattica a distanza quindi noi dovremo chiederci: lo studente di domani perché deve venire al Politecnico di Milano? Perché deve venire a Milano, trasferirsi e prendere una casa in affitto? Se noi non daremo la corretta motivazione, la corretta risposta, il rischio è che, se non saremo in grado di garantire qualità, lo studente vada in altre direzioni, fisiche o virtuali-a distanza”, avverte Resta.
Il rettore del Politecnico di Milano non nasconde la “paura di una didattica a distanza diffusa perché non fa crescere una persona. Ogni volta che uno riesce a riordinare le proprie idee, a confrontarsi con altre persone, a esporle, a raccontarle, ad ascoltare le critiche, cresce e tutte le volte che questo viene meno stiamo perdendo un pezzo importante della formazione, ma anche della vita nostra”. “Gli studenti vogliono vivere l’università, non basta più avere un docente, Ferruccio Resta, che fa lezione dalla cattedra, – fa notare – vogliono degli spazi aperti 24 ore, per lo studio, biblioteche, laboratori, spazi per lo sport su cui in qualche modo stiamo tentando di investire. È vero che, mentre sulle lezioni sono convinto sia stato fatto un ottimo lavoro e che molto rimarrà, che si potrà sicuramente recuperare qualcosa di buono, sugli esami io effettivamente ritengo che l’esame in presenza dia maggiore possibilità allo studente e anche al docente che sta valutando”.
“Gli studenti hanno voglia di tornare all’università, vogliono venire, e io credo che anche il turismo – conclude – riprenderà perché siamo degli animali sociali, abbiamo voglia di andare a vedere, di visitare posti lontani, quindi Milano, da questo punto di vista, io sono convinto e ottimista che ripartirà”.