Brescia, 27 nov. (askanews) – Ha fondato un’agenzia giornalistica femminista curda, è un’artista ed è stata incarcerata per anni. Zehra Dogan è un personaggio forte, complesso, capace però di trovare sempre motivi e modi per guardare avanti. Così la mostra che le dedica la Fondazione Brescia Musei, nella sede di Santa Giulia – dal significativo titolo “Avremo anche giorni migliori” – non è una semplice esposizione, ma qualcosa che va oltre.
“Qui a Brescia – ha detto ad askanews la curatrice Elettra Stamboulis – c’è una mostra, la prima a livello intenzionale, con sessanta opere di Zehra Dogan, di cui 56 realizzate nelle carceri nelle quali lei è stata reclusa per quasi tre anni. Si tratta di opere realizzate non solo da Zehra, ma anche dalle detenute con cui si è trovata a lavorare. Non immaginiamo un lavoro a quattro mani, piuttosto una forte relazione e un dialogo, che portava, attraverso anche la solidarietà per trovare per esempio i materiali, all’opera finita”.
I materiali, appunto, uno dei punti caratteristici del lavoro di Zehra Dogan, che trova la propria forza nella storia che documenta, ma anche nella consapevolezza artistica che lo sostiene dal profondo. “Zehra – ha aggiunto Elettra Stamboulis – ha studiato arte all’università e grazie alla sua esperienza di giornalista e artista impegnata sui fronti internazionali, conosce il mondo dell’arte. Ha scelto in modo consapevole di usare elementi che provengono dalla tradizione iconica del mondo curdo, la sua modalità di lavoro utilizza in modo contemporaneo qualsiasi materiale, con la differenza che in questo caso non è semplicemente una scelta estetica, ma è dovuta alla necessità”.
Una necessità che è anche urgenza narrativa e di testimonianza, urgenza di esistere come arte, come oggetto che documenta e, in un certo senso, giustifica le vite che Dogan racconta. Non sappiamo se possa anche salvarle, queste vite, sicuramente in parte lo fa, ma il punto principale sta probabilmente nel messaggio veicolato dal titolo: avremo anche giorni migliori, perché qui viene indicata una prospettiva possibile, oltre che ovviamente una speranza.