Roma, 25 set. (askanews) – Quanto i parlamentari conoscono il welfare aziendale: secondo un report di youtrend, solo il 50,1% di senatori e deputati intervistati conosce la normativa in materia di welfare aziendale introdotta quasi tre anni fa. Ne abbiamo parlato negli studi di askanews con Emmanuele Massagli, presidente di Aiwa. l’associazione che riunisce le società che operano nel settore del welfare aziendale.
“Non è un risultato soddisfacente – ha detto Massagli – perché la normativa è relativamente nuova ma è quasi tre anni che è stata modificata, per cui è un tempo abbastanza lungo per i tempi della politica per poter conoscere la materia e che solo il 50%” dei parlamentari “abbia questa sicurezza è un elemento problematico. tanto più che il nostro riscontro come Aiwa è che le aziende molto più velocemente hanno incominciato a conoscere i vantaggi del welfare aziendale”.
Secondo Massagli, “la politica potrebbe fare essenzialmente due cose: da una parte parlare del welfare aziendale, comunicare il welfare aziendale: ma per farlo deve innanzitutto essa stessa comprendere i meccanismi tecnici, ma anche i meccanismi teorici del funzionamento del welfare aziendale. Il secondo aspetto è l’intervento legislativo, perchè la politica ha la possibilità di continuare ad ampliare gli spazi di welfare aziendale che alle aziende piacciono molto”.
“E’ anche un problema di comunicazione; ma è anche vero che sul territorio sia nella grande impresa che nella piccola impresa il welfare aziendale incomincia ad essere conosciuto. e allora c’è bisogno di accompagnare queste informazioni con un po’ di cultura”, ha aggiunto. “I provider sono coloro che aiutano l’impresa a costruire ed implementare il piano di welfare. Per cui hanno una importantissima funzione nella strutturazione del piano. Ed è bene che il piano non sia costruito solo per il risparmio dei costi, che è uno dei limiti che ci sono legati alla diffusione del welfare, ma si capisca fino in fondo che il welfare aziendale è connesso al benessere dei lavoratori. Allora i provider hanno la responsabilità di non vendere il welfare come se fosse un bene qualsiasi ma di sapere che dentro il welfare c’è sempre un aspetto di consulenza e di attenzione alla popolazione aziendale”.
Quanto ai rapporti con le parti sociali, “dopo una prima fase un po’ più difficile perché il welfare aziendale come riformato nel 2016 è divenuto a tutti gli effetti uno strumento delle relazioni industriali, adesso anche le associazioni datoriali e sindacati stanno comprendendo gli spazi del welfare aziendale. E infatti sono i primi a contrattare sia a livello aziendale che a livello naionale più elementi di welfare per i dipendenti. E questa è una strada da continuare a percorrere ed incoraggiare secondo noi”, ha concluso Massagli.