Argentina-Francia, un popolo contro le stelle francesi

Are 16 la finale mondiale, entrambe a caccia del terzo titolo

DIC 18, 2022 -

Roma, 18 dic. (askanews) – In palio c’è il mondo, la terza coppa per la Francia, la tercera per l’Argentina. I transalpini mirano ad una doppietta che solo Italia (1934, 1938) e Brasile (1958, 1962) sono riusciti a fare dopo la vittoria di quattro anni fa in Russia (e quella del 1998 a Parigi); l’Argentina l’ultima coppa l’ha vista nelle mani di Diego (1986) dopo quella del 1978 contro l’Olanda in finale. Il calcio multietnico che sta dominando da anni dopo aver mandato in soffitta il tiki taka spagnolo, contro la garra argentina, la voglia di un popolo e di un capitano che vuole diventare condottiero. Messi vincerà o perderà in maniera definitiva: supereroe o eterno secondo dietro Maradona. Del resto Deschamps l’ha detto: “In Francia c’è chi tifa Argentina”. Difficile che in Argentina ci sia chi tifi Francia. Il popolo albiceleste sta travolgendo come un’onda questo mondiale, anche a Doha sovrasta i francesi. Oggi (calcio d’inizio ore 16 italiane) si attendono 40.000 tifosi allo stadio della finale. E nelle parole di “Muchachos”, la canzone del tifo argentino coniata per sostenere la Seleccion nel mondiale del deserto, ha risolto anche l’eterno paragone Maradona-Messi. Come? Si parla di Malvinas e maledizioni, si parla di incantesimi spezzati e di Maradona: “E possiamo vedere Diego in paradiso, con Don Diego e con La Tota, incoraggiando Lionel”. Come dire: Diego è lì ma oggi c’è Lionel. Se i due sono paragonabili a noi non interessa “quiero ganar la tercera, quiero ser campeón mundial”. Ecco tutto quello che interessa. Messi contro Mbappé. L’argentino, 35 anni, dopo 4 mondiali sofferti, ha a disposizione l’ultima notte per regalare il mondo al popolo argentino, come Diego nell’86 e coronare una carriera perfetta conditta da sette palloni d’oro e quattro Champions. Mbappé, nato nella periferia parigina da una famiglia di sportivi originaria dal Camerun e Algeria può vincere la seconda Coppa del Mondo consecutiva prima dei 24 anni, come Pelé (’58, ’62). La garra, la voglia, contro una carriera in ascesa frutto anche della crescita costante di una Nazionale multietnica nella quale ben tredici giocatori sono collegati ad origini africane. Secondo alcuni analisti il 40 per cento della popolazione francese nelle ultime tre generazioni – un periodo di circa mezzo secolo – avrebbe uno o più componenti collegati all’Africa. Ecco perché la festa della Francia è la festa di tutti ma, come dice Deschamps, “in Francia c’è chi tifa Argentina. Nel mondo c’è una gran voglia di vedere incoronato Messi. Forse anche in Francia”. Giocano insieme nel Psg ma tra loro c’è solo rispetto. Non di più: Messi e i “messiani” da una parte; Mbappé, Hakimi e Ramos dall’altra. Due popoli differenti che, stranamente, non si sono mai affrontati in una finale del mondiale. Si sente un po’ accerchiato Deschamps, o vuole far sentire accerchiati i suoi che hanno i favori del pronostico. La Francia, domato il virus cammellato, dovrebbe aver recuperato tutti e schierare il 4-2-3-1 titolare con Lloris in porta; Koundé, Varane, Upamecano, Theo Hernandez in difesa; Tchouameni e Rabiot davanti alla difesa; Dembele, Griezman e Mbappé alle spalle di Giroud. Per Scaloni la scelta è il 3-52 con Romero, Otamendi e Martinez in difesa; Mollina, De Paul, Fernandez, Mac Allister e Acuna a centrocampo; Messi e Alvarez coppia dei sogni lì davanti. “Quando perde la palla, tutta l’Argentina lavora per riconquistarla e restituirla a Messi. Ha detto in un’intervista all’Equipe, Hervé Renard, il c.t. dell’Arabia Saudita”. Mbappé corre con la leggerezza di chi a quasi 24 anni e ha già vinto un Mondiale. Una leggerezza che può fare la differenza