Roma, 13 dic. (askanews) – Francia-Marocco è come scegliere a chi vuoi più bene, se a mamma o a papà. Leïla Slimani, grande scrittrice franco-marocchina, nata a Rabat nel 1981, prix Goncourt a Parigi con il suo romanzo Ninna Nanna (Rizzoli) ne parla in questi termini al Corriere della Sera ed è il sentimento proprio di tutti i marocchini diventati per un mondiale la squadra di tutta l’Africa e del mondo arabo-musulmano. A Parigi gli Champs Elysees si sono colorati a giorni alterni di blu e di rosso. Dopo il passaggio in semifinale del Marocco erano in ventimila a festeggiare. Prima i francesi che avevano staccato il pass per la semifinale, poi i marocchini qualche ora dopo. Francia-Marocco è una partita fra un’ex potenza coloniale e un’ex colonia, protettorato francese dal 1912 al 1956. A differenza dell’Algeria, tuttavia, il processo di decolonizzazione è avvenuto più rapidamente e in modo molto meno violento. Certo alcuni motivi di tensione restano come la questione del Sahara occidentale dove la Francia non prende posizione tra Marocco e Algeria, o la limitazione dei visti d’ingresso. Nulla comunque che può mettere in discussione solide relazioni. In Francia gli immigrati si contano in 755.000 unità, ma sono oltre 1 milione 300.000 i discendenti, almeno di seconda generazione, della cosiddetta “diaspora marocchina”, il secondo gruppo etnico di immigrazione dopo gli algerini. Sono in gran parte a Parigi, nella banlieue, ma anche in Normandia, e in molte altre città. Ogni anno sono circa 45.000 i marocchini iscritti alle università francesi; 50.000 quelli che studiano in scuole francesi in Marocco. Numeri che diventano fluidi rispetto alle relazioni che lo sport interpreta. Le storie della gran parte dei giocatori che saranno impegnati nella semifinale in Qatar raccontano una realtà post coloniale, di migrazioni e di seconde e terze generazioni, di identità nazionali che vanno oltre i luoghi di nascita. Basti pensare che nella nazionale di Didier Deschamps oltre la metà dei giocatori sono immigrati di prima, seconda, o terza generazione, a partire dalla stella Kylian Mbappé, nato da una famiglia di sportivi per metà camerunese e per metà algerina. Lo stesso Walid Regragui è nato in Francia da genitori marocchini, si ritrova ad affrontare la nazione che gli ha dato i natali alla guida della vera sorpresa di Qatar 2022. Due bandiere che sventolano insieme e che domani saranno divise. Ed, è inutile legarlo, le preoccupazioni di scontri ci sono eccome. Veri e propri quartieri a maggioranza marocchina si trovano a Nîmes e Montpellier: quest’ultimo, la Paillade, una decina di anni fa era stato oggetto di attenzioni da parte della stampa per il presunto rischio di una radicalizzazione islamica. Parigi sarà certamente blindata, già negli ultikmi festeggiamenti erano stati schierati 1.220 fra poliziotti e gendarmi in una serata assolutamente festosa, macchiata soltanto dai soliti tafferugli che a Parigi si verificano a manifestazioni di ogni genere, essenzialmente lanci di oggetti contro le forze dell’ordine che rispondono con cariche per disperdere i gruppetti di facinorosi. Ma domani sera l’attenzione sarà altissima, in tutta la Francia, in tutta l’Europa. Adx
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