Roma, 2 dic. (askanews) – Due decenni e mezzo di scoperte scientifiche sono una pietra miliare per qualsiasi missione spaziale, se poi questa era stata progettata per durare solo due anni e opera da un’area al di fuori della magnetosfera protettiva della Terra, è un trionfo assoluto nella storia dell’esplorazione spaziale. Così l’Agenzia spaziale europea nel festeggiare un quarto di secolo di SOHO (SOlar Heliospheric Observatory), missione Esa-Nasa lanciata il 2 dicembre 1995, che si trova a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra in direzione del Sole, da dove gode di una vista ininterrotta della nostra stella. Che duri ancora pochi o molti anni, per l’Esa SOHO si è già assicurata un posto nella storia spaziale.
La missione è stata lanciata con tre obiettivi scientifici: studiare la dinamica e la struttura dell’interno del Sole; studiare il motivo per cui l’atmosfera esterna del Sole, conosciuta come corona, è molto più calda della sua superficie; studiare dove e come il vento solare delle particelle viene accelerato. Oltre a indagare sul funzionamento del Sole, SOHO si è rivelato lo scopritore di comete più prolifico nella storia dell’astronomia, avendo individuato più di 4000 di questi mini-mondi ghiacciati durante la parte verso il sole dei loro viaggi.
Forse però l’aspetto più importante del lavoro di SOHO – sottolinea l’Esa – è stato qualcosa che stava venendo alla ribalta solo al momento del suo lancio: lo studio della meteorologia spaziale. Space weather è il termine che indica i disturbi del vento solare, il flusso costante di particelle caricate elettricamente espulse dalla corona del Sole. I principali eventi nella corona, noti come espulsioni di massa coronale, o CME, possono spingere nello spazio miliardi di tonnellate di queste particelle a milioni di chilometri all’ora. Se la Terra si trova nel percorso di una CME, si può innescare una grande tempesta geomagnetica, in cui i satelliti possono essere danneggiati, le telecomunicazioni interrotte, gli astronauti in pericolo e le linee elettriche soggette a picchi pericolosi. Insieme, questi eventi e le loro conseguenze sono stati definiti tempeste solari.
“Il motivo per cui SOHO sta volando ora è la ricerca sulla meteorologia spaziale, per capire come il Sole influisce sulla terra”, afferma Bernhard Fleck, scienziato del progetto SOHO dell’ESA e responsabile della missione. SOHO è stato un punto di svolta nello studio della meteorologia spaziale perché svolge un ruolo fondamentale nella previsione di tempeste solari potenzialmente pericolose. Questo perché SOHO trasporta lo strumento LASCO (Large Angle and Spectrometric Coronagraph), che studia la struttura e il comportamento della tenue corona creando un’eclissi solare artificiale. In questo modo, gli operatori e i meteorologi spaziali sulla Terra possono vedere quando le tempeste solari si stanno dirigendo verso di noi, da uno a tre giorni prima del loro arrivo. Dopo SOHO ci sono state numerose altre missioni solari: ad esempio il Solar Dynamics Observatory e più recentemente Parker Solar Probe della Nasa, Solar Orbiter dell’Esa. Eppure SOHO – sottolinea l’Agenzia – rimane unico perché porta l’unico coronografo sulla linea Sole-Terra, e questo lo rende inestimabile.
Durante questi 25 anni la missione non è stata priva di incidenti che hanno fatto pensare che per SOHO fosse arrivata la fine. Il team però non si è mai arreso ed è sempre riuscito a riportare il veicolo spaziale e i suoi strumenti al pieno funzionamento, tanto che, a meno che non ci siano malfunzionamenti gravi nei prossimi anni, il veicolo spaziale potrebbe arrivare al suo 30° anniversario. Bernhard Fleck ritiene che la missione di SOHO terminerà nel 2025, dopo che un paio di missioni avranno preso il volo. Una è la cosiddetta missione Space Weather Follow-On della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’altra è il satellite GOES-U della NOAA. Entrambi portano coronografi e strumenti di monitoraggio della meteorologia spaziale che sembrano destinati a subentrare a SOHO. Anche l’ESA ha nuove missioni all’orizzonte. Sta studiando la missione Lagrange, che funzionerebbe come un osservatorio meteorologico spaziale dedicato, per avvertire di turbolenze potenzialmente dannose nella nostra stella madre. E a breve termine, il Proba-3 dell’ESA che punta al lancio nel 2023 e testerà un nuovo modo di studiare la corona del Sole che migliora significativamente le prestazioni dei tradizionali coronografi.
Ma prima di allora, c’è ancora molta grande scienza da aspettarsi da SOHO. “Direi che i prossimi due anni saranno più entusiasmanti dei dieci anni precedenti”, afferma Bernhard Fleck. Questo perché SOHO può integrare le sue letture con quelle di Solar Orbiter e Parker Solar Probe per fornire “misurazioni multipunto” che danno un quadro più completo delle condizioni meteorologiche spaziali.
SOHO non va celebrata solo per i risultati scientifici. “Il mondo era molto diverso 30 anni fa, eppure hanno costruito un hardware così solido che funziona ancora e ha strumenti che sono ancora rilevanti, 30 anni dopo. È davvero sorprendente”, afferma Bernhard Fleck. Poi, ovviamente, c’è la squadra che gestisce SOHO. “Hanno operato la missione giorno dopo giorno per 25 anni, anche nelle difficili condizioni della pandemia COVID-19 nell’ultimo anno, è un risultato straordinario”, afferma. Soprattutto perché la tecnologia cambia continuamente e quindi il team deve continuare ad adattare le proprie pratiche ai requisiti moderni.
SOHO – conclude l’Esa – non solo ha cambiato il modo in cui pensiamo al Sole, attraverso la straordinaria generosità di conoscenza e comprensione che ha fornito, ma ha anche stabilito il modello per il modo in cui studiamo lo space weather per mantenere la Terra e la sua tecnologia al sicuro.