Roma, 1 lug. (askanews) – Una collaborazione di lunga data quella tra Italia e Israele in ambito spaziale, una collaborazione che le parti vogliono proseguire e intensificare come è stato ribadito all'”Italy-Israel industry workshop on Space Technology – A long-term partnership in the space sector”, organizzato presso la sede centrale dell’Agenzia spaziale Italiana a Roma, con l’obiettivo di favorire la cooperazione industriale tra i due Paesi, già impegnati nel progetto congiunto per la realizzazione del satellite iperspettrale Shalom. Programma che rappresenta il punto focale della relazione tra Italia e Israele, come ha sottolineato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia aprendo i lavori del workshop. “L’incontro di oggi è un momento proficuo e determinante per fare il punto dei rapporti spaziali tra Italia e Israele, che si fondano su di una collaborazione molto lunga, che dall’inizio di questo millennio ha rafforzato le relazioni tra i due paesi. Punto focale di questa relazione – ha detto il numero uno dell’Asi – è la realizzazione di Shalom, satellite iperspettrale per l’osservazione della Terra, elemento significativo che ha consolidato ulteriormente le relazioni tra le due agenzie spaziali. La tecnologia iperspettrale che sarà a bordo di Shalom sarà una importante evoluzione del sistema sperimentato recentemente a bordo del satellite dell’ASI, PRISMA, che sta mettendo in luce ogni giorno di più le sue qualità e le sue capacità innovative di attento osservatore del nostro pianeta. Questo per noi è un settore importante di cui siamo leader assoluti al mondo”.
“Utilizzare una tecnologia similare con Shalom – ha concluso il presidente dell’Asi – ci consentirà di andare ancora più a fondo delle opportunità che queste tecnologie offrono. Siamo veramente entusiasti di poter completare questo progetto con Israele”. Il satellite italo-israeliano Shalom (Spaceborne Hyperspectral Applicative Land and Ocean Mission) si trova ora nella fase B1, già finanziata, in cui si sviluppano le tecnologie innovative che serviranno al programma. Rispetto al suo precursore Prisma, Shalom, che avrà una vita operativa di 5 anni, offrirà migliori prestazioni e una maggiore affidabilità. Il lancio è previsto non prima del 2022, a bordo del lanciatore Vega. Un progetto fortemente voluto dai due Paesi, che nel 2009 hanno firmato un accordo di collaborazione per la realizzazione del satellite, seguito nel 2015 da un memorandum of understanding tra le due agenzie spaziali per la prosecuzione del programma, confermato anche a inizio anno da Asi e Isa a Tel Aviv in un incontro bilaterale a margine della 14° Ilan Ramon Space Conference.
Di “interessi condivisi” tra i due Paesi ha parlato nel suo discorso inaugurale l’Ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs . “Eventi come l’Italy-Israel Industry Workshop on Space Technologies hanno un forte potenziale strategico per sfruttare le sinergie tra le nostre industrie ed ecosistemi di ricerca. Un bilaterale che vede confrontarsi le due agenzie spaziali, le istituzioni e le numerose aziende, costituisce un’occasione unica che riflette gli interessi condivisi e la complementarietà delle rispettive capacità. Negli ultimi anni lo Stato d’Israele – ha detto Sachs – è stato coinvolto nei progetti internazionali di ricerca spaziale, guadagnandosi una reputazione mondiale grazie ai suoi successi e alle sue applicazioni. L’attività di ricerca del settore spaziale in Israele contribuisce sostanzialmente all’economia del paese e si pone come traino per la ricerca in alcuni settori strategici, dalla sicurezza all’agricoltura, dalla desertificazione e water management alla farmaceutica e sanità. Aree multidisciplinari in cui Israele e Italia vantano ottime potenzialità. Tra queste, l’industria spaziale si configura come uno dei campi in comune in cui la cooperazione concorre al raggiungimento di importanti obiettivi per l’intera comunità”.
Cooperazione che vedrà Italia e Israele impegnate anche nella realizzazione – attraverso le rispettive agenzie spaziali, grazie a un accordo tra il ministero degli Affari esteri e della cooperazione italiano (Maeci) e il ministero della Scienza e della tecnologia israeliano (Most) – di un laboratorio congiunto per le ricerche nelle aree della biologia, della chimica e della microbiologia, che permetterà di effettuare esperimenti in orbita tramite un nanolaboratorio di microgravità controllato da terra (Dido-3). E Israele non mancherà il prossimo 5 settembre all’International Space Forum – The Mediterranean Chapter, quarta edizione del meeting a livello ministeriale organizzato dall’Agenzia spaziale italiana in collaborazione con l’International Astronautical Federation che si svolgerà a Reggio Calabria, e a cui sono state invitate le delegazioni di 24 Paesi del Mediterraneo.
Quanto alla Luna, Israele vuole riprovarci. Lo scorso febbraio è stata lanciata Beresheet, prima missione lunare israeliana, portata avanti da privati con il supporto dell’Isa, costata appena 100 milioni di dollari. La navicella è stata lanciata con successo, si è inserita nell’orbita lunare ma ha fallito nella sua parte finale: un guasto al motore ha impedito l’allunaggio soft previsto. Un’avventura seguita da tutto il mondo e che, se coronata da pieno successo, avrebbe fatto di Israele il quarto Paese a toccare il suolo lunare, dopo Russia, Usa e Cina. “Beresheet – ha detto Leo Vinovezky, direttore del dipartimento per le collaborazioni internazionali dell’Agenzia spaziale israeliana – ha emozionato tutti in Israele, non solo gli scienziati ma anche le persone comuni”. E Israele ci riproverà. Le organizzazioni che hanno partecipato al progetto (prima fra tutte SpaceIL) e lo stesso governo, ha spiegato Vinovezky, stanno già pensando a Beresheet 2, che potrebbe essere lanciata tra un paio d’anni. Le tecnologie ci sono, le conoscenze anche, si tratta di migliorarle ancora. Ancora una volta si tratta di trasformare un sogno in realtà.