Roma, 7 mar. (askanews) – L’Italia apra le sue porte anche ai migranti economici, perché i corridoi umanitari e i profughi che scappano dalla guerre non bastano a colmare quelle “migliaia di posti di lavoro” che gli italiani, a causa della crescente denatalità, non riescono a occupare. Lo dice in una intervista a La Stampa, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, premettendo di parlare anche “da siciliano”, oltre che da esponente dell’esecutivo. Da uomo che ha vissuto “il dramma dell’emigrazione in famiglia”, il suo auspicio è che il governo “ponga fine allo stillicidio che ha prodotto 26 mila morti nel Mediterraneo”. Ecco perché chiede di “avviare un processo graduale di accesso pure per i migranti economici”. Musumeci si dice d’accordo con il Presidente Mattarella che ha chiesto di tramutare il cordoglio per le vittime del naufragio in Calabria “in scelte concrete”. “Sono perfettamente d’accordo col presidente, servono scelte di comune accordo con l’Unione europea. Per fortuna da qualche mese avverto una maggiore sensibilità a Bruxelles”. Il Governo pensa “innanzitutto a smantellare le organizzazioni mafiose degli scafisti nei Paesi di partenza e modificare il trattato di Dublino firmato 33 anni fa. Ogni migrante che muore in mare è una sconfitta per tutti noi. Poi, procedere nei Paesi di partenza alla verifica dello status dei migranti che vogliono raggiungere l’Europa, così facendo chi parte può farlo in sicurezza e per noi italiani vorrebbe dire nuova forza lavoro, un’esigenza fortemente avvertita”. Secondo Musumeci i corridoi umanitari “non bastano, restano una soluzione emergenziale mentre noi abbiamo bisogno di considerare l’immigrazione come un fatto ordinario che va disciplinato in maniera legale e d’intesa con gli altri Stati europei”. Un decreto flussi allora? “Confindustria ha parlato di 300mila posti vuoti. Di fronte alla crescente denatalità italiana, una nuova forza lavoro diventa realmente necessaria. L’arrivo di migranti deve avvenire secondo le norme, in sicurezza, e deve proseguire con un graduale processo d’integrazione: in altre parti d’Italia, in passato, ha portato a risultati positivi. L’integrazione è un processo lento ma inevitabile, ma anche un percorso formativo per acquisire un’abilità professionale”. Gca
Musumeci: i corridoi non bastano servono i migranti economici
Il ministro: "Ormai dobbiamo considerare l'immigrazione come un fatto ordinario da regolare con Ue