Roma, 3 gen. (askanews) – “Voglio essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell’ambito dell’inchiesta senza creare imbarazzi all’Ateneo e senza sentirmi condizionato. Anche perché sto valutando l’eventuale rilevanza penale di intercettazioni riguardanti alcuni colleghi docenti”. Con queste parole il professor Andrea Crisanti, ora senatore del Pd, spiega in un’intervista al Corriere della Sera la scelta di dimettersi dall’Università di Padova, dove dal 2019 dirigeva la Microbiologia, dopo la divulgazione dei contenuti di una telefonata, svelata dalla trasmissione Report, in cui il governatore del Veneto Luca Zaia usa toni intimidatori nei suoi confronti. “Non ne sapevo nulla – afferma Crisanti – finché non sono stato contattato dalla trasmissione. Allora ho presentato alla magistratura una richiesta di accesso agli atti e quando li ho ottenuti mi sono reso conto che non si tratta di un caso isolato. In altre telefonate il presidente del Veneto tradisce la responsabilità di aver orchestrato una campagna di diffamazione e discredito nei miei confronti, per liberarsi di me. Eppure ho lavorato per la Regione, prendendo posizioni decise proprio per salvaguardarla e nell’interesse dei pazienti”. A scatenare l’ira di Zaia nei confronti di Crisanti sarebbe stato uno studio del professore, pubblicato nell’ottobre 2020 su Nature, ma la cui esistenza fu sempre smentita dalla Regione, che certificava l’inaffidabilità dei test antigenici rapidi per lo screening usati dal Veneto. “Se la ricerca fosse stata presa sul serio – spiega Crisanti – sarebbero saltati enormi interessi economici: erano stati spesi oltre 200 milioni di euro per comprare i test rapidi. Nonostante lo stesso foglietto illustrativo della Abbott, così come Oms e Ue, li sconsigliassero per gli screening, nel Veneto venivano usati per testare gli operatori sanitari, gli ospiti e il personale delle Rsa: e infatti la seconda ondata della pandemia è stata un massacro”. “Le dichiarazioni del governatore sono molto gravi – aggiunge Crisanti -, testimoniano ancora l’intento intimidatorio nei miei confronti. Sono una persona onesta e incorruttibile, non mi sono mai piegato a compromessi. E quando, nell’ambito del contrasto alla pandemia, c’era da evidenziare ciò che non andava, l’ho sempre fatto”. In merito ad una sua eventuale reazione alle dichiarazioni intercettate Crisanti afferma di stare “valutando con il mio avvocato se si possa ravvisare un’ipotesi di reato. Se così fosse, inseguirò Zaia fine alla fine del mondo, e con tutti i mezzi a mia disposizione, per inchiodarlo a qualsiasi responsabilità dovesse emergere. Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire”.
Covid, Crisanti: da Zaia frasi gravi, c’era regime intimidatorio
"Se si ravviserà un reato lo inseguirò fine alla fine del mondo"