Roma, 4 dic. (askanews) – di Alessandra Quattrocchi “Bella Ciao” esplode quasi come una liberazione proprio alla fine del discorso, quando Elly Schlein pronuncia la frase tanto attesa: “Se lo facciamo insieme non mi tiro indietro. Costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Partito Democratico”. Il canto inno della sinistra, nella sala gremita del Monk a Roma, si gonfia strofa dopo strofa fino alla fine. Sono in centinaia assiepati nel centro culturale al quartiere Portonaccio: giornalisti e cameramen tanti, ma per lo più “popolo” Pd, classe media, impiegati, professionisti, magari anche elettori delusi, e tanti giovani: gente con ansia di novità. Per esserci si sono anche registrati con QR code fotografato all’ingresso per consegnare mail e telefono al sito ellyschlein.it per la campagna “Parte da noi!”, slogan ripetuto tutt’attorno dai cartelloni in sala. Ci sono anche colleghi parlamentari come Laura Boldrini, che abbraccia calorosamente Schlein alla fine, fuori dalla sala; ex colleghe come Rossella Muroni, ora fuori dal Parlamento, e un’altra amica, Marta Bonafoni ora candidata alle primarie per le regionali nel Lazio, che la segue come un’ombra; avvistato anche Diego Bianchi (e in effetti l’occasione è imperdibile per Propaganda Live). E’ stata allestita anche un’altra sala con un maxischermo ma tutti preferiscono stare in piedi come sardine e guardare dal vivo la 37enne deputata Schlein come la fiaccola della speranza: vogliono partecipare all’evento. Guardare da vicino, perché le sedie sono disposte a semicerchio, il leggio per l’oratore è allo stesso livello, niente palco, niente modalità cattedratica. L’annuncio della candidatura di Schlein è tutto studiato così, all’insegna dell’importanza del collettivo e del fare politica assieme, “non si può sostituire l’uomo solo al comando con la donna sola al comando”: Schlein lo dice sempre, lo ripete anche qui, e insiste tanto sulla leadership condivisa che viene quasi il dubbio che l’annuncio della candidatura non arriverà; quando arriva, dopo quasi due ore di parole, il sollievo è palpabile. L’oratoria come sempre è brillante, anche se legge gran parte del discorso. Comincia commuovendosi con un saluto alla famiglia e alla sorella Susanna, consigliera diplomatica ad Atene, dopo l’attentato che le ha distrutto la macchina: “sono stati giorni difficili”. Poi introduce vari interventi, in maggioranza di donne: sono amministratori e amministratrici locali del PD, da Milano, da Arquato del Tronto, dalla Puglia; parlano di case, di clima, di politica del territorio; in forme diverse ripetono che il PD deve cambiare e andare a sinistra, che alle elezioni il programma c’era ma le persone erano sbagliate, che le correnti hanno affossato il partito e ogni speranza di contatto con la realtà, che i Territori non aspettano altro che essere rappresentati: grazie Elly grazie Elly abbiamo bisogno di te. Parlano anche Noemi De Santis, che ha creato un’app gratuita che mette insieme 1,5 milioni di prodotti e i modi di fare differenziata, 24 modi diversi in Italia; la plurilaureata Michela Vailati che racconta le sue difficoltà sul lavoro nella gestione degli aeroporti di Roma perché sono sempre gli uomini a emergere, e chiede che le aziende investano nel personale umano; e infine il presidente della provincia di Bergamo, Matteo Rossi. Il lungo discorso di Schlein, oltre quaranta minuti prima dell’annuncio, traccia poi un programma di quello che il Pd dovrebbe essere: prima di tutto una comunità con un’identità politica precisa, inequivoca, e aperto a tutte e tutti coloro che vogliano partecipare. E di qui riflessioni su tutto ciò che non va in Italia, lavoro, Sud (“la questione meridionale è una questione nazionale”), donne, maternità, congedi paternità obbligatori, diritto alla casa, salario minimo, scuola pubblica, sanità, tutele… “La cura non è una responsabilità individuale o familiare, è la prima grande responsabilità collettiva”, frase che riassume lo spirito della giornata ed è fra le più applaudite. Gli applausi si scatenano anche quando Schlein depreca tutti i primi passi del governo Meloni e quando lancia una stoccata a Matteo Renzi, che “ha spinto me e altri fuori dal Pd con le sue scelte scellerate, con una gestione arrogante, incapace di fare sintesi delle diversità, ha lasciato solo macerie e poi se n’è andato pure a fare altro. Soprattutto non ci faremo dire, da chi sta ammiccando in parlamento alla destra, chi può contribuire meglio a ricostruire la sinistra”. E’ anche l’occasione per ricordare il suo curriculum politico: la nascita nel Pd, la fuoriuscita dopo il siluramento di Prodi al Quirinale, il mandato al Parlamento europeo, la vittoria anche alle regionali in Emilia Romagna che l’hanno sospinta alla vicepresidenza accanto a Bonaccini. Che Schlein ringrazia, e gli augura buona fortuna come la augura a tutti gli altri candidati alla segreteria Pd: “sarà una bella gara” dice, promettendo che qualunque sia il risultato, all’indomani delle primarie lei ci sarà per aiutare a ricostruire il partito nell’unità. Sono cose che dice anche per rintuzzare quelli che l’accusano “di occuparmi solo di diritti civili per via delle mie preferenze sessuali”. Schlein è criticata da destra, dal centro e anche da sinistra; anche da certe frange femministe; qualcuno dice che è la candidata perfetta per il Pd, o per finire di affossarlo, la “candidata delle ZTL”, troppo benestante, troppo elitaria. Dovunque si sia candidata finora ha vinto con largo vantaggio: potrà scalare anche il Pd e le sue correnti? “Il motivo per cui faccio questa scelta è che dopo la dura sconfitta elettorale mi sono arrivati tantissimi messaggi” dice lei a margine, “anche da dentro il Pd, e da fuori, anche da elettori ed elettrici delusi che hanno una grande voglia di rinnovamento, che vogliono ricostruire una sinistra che sia europeista, ecologista e anche femminista. Questo vento nuovo, questo vento buono mi sembra il miglior presupposto che prelude a un cambiamento vero”. Per moltissimi, l’unico volto nuovo vero è lei. Fuori, anche un bagno di folla; protetta dall’addetto stampa, si ferma a stringere mani e si concede ai selfie, sorride, apertamente emozionata e anche stanca. Fra tanti, un signore di mezza età le dice, “ha detto che in settimana tornerà a prendere la tessera del Pd, ecco, adesso lo farò anche io”.
Pd, Elly Schlein si candida e al Monk esplode Bella Ciao
Sottolinea importanza collettivo; frecciate a Meloni e a Renzi