Roma, 10 nov. (askanews) – A ministro dell’Interno risponde ministro dell’Interno. Ma lo scontro è al massimo livello, tra palazzo Chigi ed Eliseo. Il caso dello sbarco dei 230 migranti della Ocean Viking apre una frattura tra Giorgia Meloni e Emanuel Macron, un rapporto che la premier aveva cominciato a costruire prima nel faccia a faccia a Roma, poi in un colloquio a margine della Cop27 di Sharm el Sheik. Un asse importante su cui la presidente del Consiglio – nonostante la distanza politica e una certa diffidenza – sperava di poter contare per portare avanti alcune battaglie comuni in Europa, a cominciare da quella sul price cap e in generale sul dossier energetico. Quel filo adesso si è trasformato in un cavo dell’alta tensione. Alla fine la Francia apre “in via eccezionale” allo sbarco dei migranti nel porto di Tolone, ma la decisione è accompagnata da un attacco frontale al governo italiano. A sferrarlo è appunto il ministro dell’Interno Gérald Darmanin che parla di “scelta incomprensibile” da parte di palazzo Chigi. “La Francia si rammarica profondamente che l’Italia non abbia deciso di comportarsi da Stato europeo responsabile”, afferma. La prima, immediata, conseguenza è una sorta di rappresaglia. Ossia la decisione di sospendere il ricollocamento dei 3.500 rifugiati previsti dal meccanismo concordato in sede Ue. Non solo, perché Parigi invita gli altri Paesi membri a fare altrettanto. Per il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani, si tratta di una “reazione sproporzionata”. La replica del governo italiano viene ufficialmente affidata al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Ma la convinzione di Meloni, consegnata ai suoi ministri, è che se c’è qualcuno che non ha rispettato i propri obblighi quella è proprio la Francia. Lo esplicita, in numeri, il responsabile del Viminale: “In Italia quest’anno sono sbarcate quasi 90.000 persone. Tredici paesi europei si sono impegnati a ricollocare complessivamente circa 8.000 persone, meno di un decimo. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117 (lo 0,13% degli arrivati), di cui in Francia 38 (lo 0,04%)”. Ragione per cui il ministero dell’Interno dice di considerare “totalmente incomprensibile” la posizione francese che però – osserva – dimostra anche “quanto la postura delle altre nazioni di fronte all’immigrazione illegale sia ferma e determinata”. “Quello che non capiamo – insiste – è in ragione di cosa l’Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare”. Ma Parigi sembra voler andare oltre, cercando di isolare il governo Meloni anche in Europa, facendo asse proprio con quella Germania che insieme avrebbero dovuto provare a contrastare nel suo perseverante no al tetto al prezzo del gas. Darmanin, infatti, non solo annuncia che saranno rafforzati i controlli al confine con l’Italia ma anche che “la Francia organizzerà nei prossimi giorni, con la Commissione Europea, e con la Germania, una riunione che definirà, nel pieno rispetto del diritto internazionale, un quadro che permetta di trarre le conseguenze dell’atteggiamento italiano, di regolare meglio le azioni di soccorso in mare da parte delle navi delle Ong nel Mediterraneo”. Da Parigi spiegano che ad aver contribuito ad alzare il livello della tensione è stata la nota con cui palazzo Chigi martedì sera esprimeva apprezzamento per la decisione dell’Eliseo di accogliere i migranti prima ancora che tale determinazione venisse presa. Di certo, su Macron pesa anche il pressing che arriva dall’opposizione di destra. Sia il Rassamblemant national che Eric Zemmour attaccano la scelta di aprire in fine il porto alla Ocean Viking, definendola “un drammatico segnale di lassismo” se non addirittura un “segnale ai contrabbandieri”.
Scontro aperto Francia-Italia. Meloni perde ‘alleato’ in Ue
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