Ucraina Napoli, 20 mag. (askanews) – La prima giornata della convention napoletana di Forza Italia più che alla Mostra d’Oltremare si svolge a Marechiaro. Ristorante da Ciccetto, splendido affaccio sul Golfo. Silvio Berlusconi arriva per pranzo accompagnato dalla ‘moglie’ Marta Fascina e da suo padre, dalla senatrice Licia Ronzulli con la figlia, e dal presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, Paolo Barachini. Quasi scene da un matrimonio. D’altra parte a pochi metri ne stanno festeggiando uno vero e figurati se gli sposi si lasciavano scappare l’occasione di una foto ricordo con l’ex presidente del Consiglio. “Mancavo qui da tanto tempo. Hanno sempre detto che sono un napoletano nato a Milano. Quando ero ragazzo dicevano che ero un vulcano di idee, come il Vesuvio”. Ci sono tutti gli ingredienti per un tuffo nel passato: la ressa dei giornalisti, Berlusconi che si dice costretto a stare in campo in nome del benessere e della libertà degli italiani proprio come ha dovuto fare nel 1994. Ma i tempi dei fasti sono lontani e il partito è a pezzi, anche se almeno per questi due giorni la parola d’ordine è fare finta di niente. Alla Mostra d’Oltremare, dove si susseguono panel sul Sud, il Pnrr, l’energia e le infrastrutture, il plateale scontro tra Licia Ronzulli e Mariastella Gelmini sull’avvicendamento che ha portato la prima alla guida del coordinamento lombardo, sembra quasi una vicenda che riguarda un altro partito. Nessuno ne parla, nemmeno il ministro per gli Affari regionali che si guarda bene dal fare dichiarazioni a margine e che, nel suo intervento, si attiene strettamente al tema della discussione. Silvio Berlusconi magari vorrebbe sfogare l’irritazione che tutto ciò gli ha provocato ma si limita a difendere quella scelta, fingendo che la colpa del casus belli sia dei media. Quella nomina, dice, “la chiedevano tutti i lombardi” e poi, si tratta soltanto di “fuochi d’artificio costruiti dai giornali e dalle televisioni”. D’altra parte, aveva sostenuto che era stata la carta stampata anche a travisare le parole su Biden e Stoltenberg che aveva pronunciato lunedì nel corso di un evento elettorale a Treviglio. Parole che però – magari facendo più attenzione a non fare riferimenti al presidente degli Stati Uniti – sostanzialmente ripete. “Per portare Putin al tavolo delle trattative non bisogna fare le dichiarazioni che sento da tutte le parti, dalla Gran Bretagna alla Nato eccetera”. Di certo, la sua ricetta per risolvere il conflitto tra Kiev e Mosca è alquanto lontana da quella tracciata dal presidente del Consiglio Mario Dragi in Parlamento. “Bisogna arrivare al più presto a una pace”, “io credo che l’Europa unita deve fare una proposta di pace, cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin”. Carlo Calenda la sintetizza così: “Qui siamo oltre Salvini”. Anche sull’invio delle armi in Ucraina, Berlusconi si schiera nel campo dei contrari. “Io dico che inviare armi significa essere cobelligeranti, essere anche noi in guerra. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra e, se dovessimo inviare armi, sarebbe bene non farne tanta pubblicità”. Per la verità non gli piace molto nemmeno la strada delle sanzioni che, dice, “hanno fatto molto male all’economia sovietica” ma “hanno fatto male anche a noi”. “Adesso il grande dubbio è sul gas, è una ipotesi sconvolgente” anche perché “in Italia dovremmo andare in giro in inverno con il cappotto addosso in casa e una candela in mano”.
La pace secondo Berlusconi: Ucraina accetti le richieste di Putin
Scene da un matrimonio a Marechiaro. Cav 'sposta' la convention a Posillipo