Roma, 12 apr. (askanews) – E’ ripartito dopo oltre un anno in commissione Giustizia alla Camera l’iter delle proposte di legge in materia di cannabis. Ai testi già incardinati, uno del capogruppo della Lega Riccardo Molinari e l’altro del deputato di Più Europa Riccardo Magi, è stata oggi abbinata la proposta dei 5 stelle di Caterina Licatini ed Eugenio Saitta che punta a introdurre una norma per consentire la coltivazione in forma domestica e per uso personale della cannabis, in linea con la recente sentenza della Corte di Cassazione. Il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni (M5s), a quanto riferito da alcuni partecipanti alla seduta, avrebbe voluto subito affidare al relatore Jacopo Morrone (Lega) il compito di lavorare a un testo base ma i commissari hanno preferito prendere tempo per fare un’istruttoria sulla nuova proposta di legge abbinata. Domani dunque si terrà un’ufficio di presidenza della Commissione durante il quale sarà valutato il nuovo abbinamento e poi eventualmente affidato al relatore il compito di redigere un testo base da cui partire. Impresa non facile visto che l’obiettivo delle proposte abbinate è di segno opposto.
Molinari intende inasprire le pene per le ipotesi di lieve entità del delitto di produzione, traffico e detenzione di stupefacenti prevedendo per colui che sia colto in flagranza di tale reato l’arresto obbligatorio; la proposta di legge Magi invece riduce complessivamente le pene; la pdl Licatini e Saitta introduce soltanto una piccola modifica al testo unico in materia di stupefacenti e stabilisce che coltivare la cannabis a casa per uso personale non è reato.
“In caso di attività di coltivazione di cannabis di minime dimensioni – stabilisce l’unico articolo del testo Licatini-Saitta – svolte in forma domestica e che per le rudimentali tecniche utilizzate, per lo scarso numero di piante, per il modesto quantitativo di prodotto ricavabile e per la mancanza di ulteriori circostanze dell’azione che ne indichino l’immissione nel mercato delle sostanze stupefacenti appaiono destinate in via esclusiva ad un uso personale del coltivatore, non si applicano le disposizioni degli articoli 73 e 75”, ovvero il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti. La coltivazione di cannabis a casa e per uso personale, si legge nella relazione introduttiva al testo, è “una condotta inoffensiva, in linea con quanto affermato dalla recente giurisprudenza, consolidatasi negli ultimi anni e confermata recentemente dalle sezioni unite della Corte di cassazione con la sentenza n. 12348 del 16 aprile 2020”.