Roma, 23 set. (askanews) – “Il lavoro che ci attende è offrire un’altra risposta alla paura e all’inquietudine. Occorre dismettere il sostanziale disprezzo per il popolo. Dietro la spocchia progressista c’è la rimozione di una sconfitta storica”. Lo ha detto Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, nella relazione introduttiva dei lavori della Direzione nazionale del partito.
Orlando ha parlato dell’addio di Matteo Renzi: “Se c’è una cosa di cui non si avvertiva la necessità è l’ennesima scissione. Abbiamo parlato, per esigenze retoriche, di scelta incomprensibile ma non lo è. Certo non è figlia di ragioni storiche o di dissenso politico”. Si è trattato di una scissione causata da “malesseri individuali e legittime aspirazioni personali e collettive”.
“Ho letto – ha osservato ancora Orlando – che uno dei motivi che avrebbero portato alla scissione starebbe nel senso di estraneità che veniva dalle parole e forse dagli sguardi dei compagni di partito. Non sto a ripercorrere questi anni, mi limito a dire che abbiamo vissuto tutti momenti difficili. Ma penso che se militi e dirigi un partito di centrosinistra che ambisce a unire i riformisti e a superare le frammentazioni del secolo scorso, che mantiene un’ambizione maggioritaria e che nasce per battere il partito personale per antonomasia e poi fondi un partito personale, di centro, che determina nuova frammentazione, ti devi chiedere se quella scelta non sia una manifestazione ex post di estraneità a quel progetto politico e se le diffidenze non avessero qualche fondamento”.
Con la scissione promossa da Matteo Renzi “il Pd perde un leader brillante, anche se ultimamente propenso a un certo vittimismo, ma non perde una cultura politica. Il Pd resta la casa del riformismo”, ha assicurato Orlando.